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Decreto “Salva Mare”. Consorzio Nautico: “Davvero si pensa di aver eliminato l’abusivismo così?”

Mercoledì 3 Aprile 2024 — 11:41

È arrivato il decreto “salva mare”. Davvero il ministro Lollobrigida con il decreto emanato il 30
gennaio scorso con il quale porta da 200 a 50 gli ami del palamito ricreativo, pensa di aver
eliminato l’illegalità, l’abusivismo, di raggiungere l’obiettivo della gestione e della conservazione
delle risorse ittiche, il blocco del superamento dei 5 kg a persona di pescato ed anche lo stop alla
cattura di pesci sotto misura?
Se lo chiedono il Consorzio Nautico di Livorno, la FIPSAS e l’ARCI pesca provinciali. Niente di
più inesatto. Una beffa e un’ingiustizia, per i pescatori ricreativi appunto che, pescano con attrezzi
con un basso impatto ambientale e davvero sostenibili, come affermano i lavori pubblicati dai
biologi della pesca. Ad esempio, un lavoro specifico, di respiro quasi ventennale, presentato e
pubblicato negli atti del 50° Congresso della Società Italiana di Biologia Marina (SIBM), tenutosi a
Livorno nel 2019, dimostrò che in nessun caso, impiegando palamiti costituiti da 200 ami per barca
si superano catture medie di 5 kg.
Con questo decreto il Ministro ottiene solo due cose: l’inasprimento della conflittualità tra pesca
ricreativa e pesca professionale e l’impedimento a decine di migliaia di pescatori ricreativi di
continuare a praticare un metodo di pesca che ha una storia è una cultura ultracentenaria.
Egregio Ministro, l’illegalità e l’abusivismo non si combattono riducendo gli ami ad uno strumento
poco impattante per le biodiversità e molto selettivo, bensì attraverso un cospicuo aumento dei
controlli, sia in mare che a terra, delle pene pecuniarie e penali, di sistemi di riconoscimento delle
imbarcazioni, nonché geolocalizzazioni che offrirebbero un supporto e un aiuto alle forze preposte
alla sorveglianza in mare. Perché, caro Ministro, i bracconieri sanno già di compiere un atto illegale
e abusivo, quindi che gli ami siano 50, 200 o 1000 a loro poco importa. Se avesse, signor Ministro,
coinvolto i professionisti, i ricreativi, le associazioni professionistiche e dilettantistiche, ma
soprattutto un coro allargato del mondo scientifico che lavora attraverso monitoraggi prolungati,
avrebbe sicuramente ottenuto proposte più serie ed efficaci. In tal senso, tenendo conto della grande
esperienza che il settore della pesca ricreativa detiene e delle conoscenze acquisite, elaborate e già
pubblicate, ci permettiamo di porre alla sua attenzione i nostri suggerimenti:
• portare a 100 ami a pescatore e non più di 200 a imbrcazione indipendentemente dal numero
di pescatori;
• introdurre il riferimento della taglia minima, adottando ami di dimensioni maggiori o ami
circolari, al fine di impedire la cattura di pesci sottomisura e all’occorrenza evitare la pesca
accidentale di specie protette come certe volte accade con le tartarughe marine, mammiferi
marini e squali;
• impedire la vendita illegale che comunque è già prevista per legge, obbligaando il
pescatore ricreativo a praticare al pescato il taglio del lobo inferiore della pinna caudale
come accade in altri paesi europei mediterranei.
Il Consorzio Nautico di Livorno, la FIPSAS e l’ARCI pesca provinciali si augurano che il Ministro
dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Onorevole Francesco Lollobrigida abbia
la sensibilità e la volontà di accogliere un’istanza che proviene da decine di migliaia di cittadini che
praticano questo antico sistema di pesca.

Consorzio Nautico Livorno

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