Debitori Mps, fuori tutti i nomi
La proposta del Presidente dell’ABI, Patuelli, di rendere noti i nomi dei principali debitori insolventi del Monte dei Paschi e delle altre banche in crisi, sta suscitando un notevole dibattito. Ma il problema avrebbe troppo semplice soluzione, se questo bastasse a risolvere le gravi questioni che affliggono oggi tutto il sistema bancario in generale e alcune Banche in particolare. Anzi, viene da chiederci come mai fino ad oggi nessuno ci abbia pensato. La Fabi, nella persona del suo Segretario generale Lando Maria Sileoni, ha dichiarato che, oltre i nomi dei debitori, sarebbe necessaria maggiore trasparenza nelle nomine dei CdA, visto che la parte più corposa delle sofferenze bancarie è composta da prestiti e fidi deliberati dai massimi organismi aziendali delle banche. Intanto alcuni giornali hanno cominciato a pubblicare la lista dei cattivi insolventi e vengono fuori nomi quali De Benedetti, Marcegaglia, società private e pubbliche, municipalizzate, cooperative, ecc. e l’argomento è all’attenzione di Camera e Senato, per il varo di un nuovo Decreto salva banche e/o di una Commissione parlamentare d’Inchiesta o d’Indagine Conoscitiva.
A parer nostro sarebbe corretto conoscere anche i nomi degli organi deliberanti degli affidamenti e dei controllori (servizi Auditing e Banca d’Italia), perché se ci sono clienti debitori, divenuti poi insolventi, c’è anche qualcun altro che a suo tempo ha fatto credito a queste persone e/o società, salvo pensare che taluni banchieri siano degli ingenui o degli incompetenti, facilmente ingannabili o comprabili.
Già lo scorso anno il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco aveva fatto la diagnosi e proposto la cura per il sistema bancario italiano, affermando nella sua relazione annuale che le banche italiane devono agire sui costi, inclusi quelli per il personale, agendo su qualità e quantità degli organici. Inoltre aveva suggerito agli Istituti in difficoltà azioni ancora più determinate e tempestive proprio sui costi del personale. In poche parole, riduzione sia di banche che di lavoratori bancari, sia di sportelli che di agenzie, più aggregazioni e più fusioni. Ricetta identica alle proposte della Banca Centrale Europea, che ci viene propinata comunque da venti anni a questa parte. La domanda che pose all’epoca la FABI, sempre per bocca di Sileoni, e che oggi è più che mai attuale, è la seguente: i 180 miliardi di crediti deteriorati, le sofferenze bancarie, insomma, che stanno affondando il sistema, sono stati causati dall’elevato numero di dipendenti o dall’incapacità gestionale di alcuni banchieri e anche dall’inadeguatezza dei controlli? Noi crediamo che la risposta sia semplice: alcuni banchieri hanno distrutto le banche del territorio a danno dei risparmiatori e chi doveva controllare, o non lo ha fatto, o lo ha fatto con eccessivo ritardo.
I banchieri, i consigli di Gestione e di Amministrazione delle banche sono quindi tutti uguali? No, non sono tutti uguali e proprio per questo motivo la Banca d’Italia aveva ed ha l’obbligo di chiedere pubblicamente alla Maistratura di andare fino in fondo, al fine di individuare precise responsabilità. Sarebbe un segnale importante per mettere in sicurezza e ridare fiducia all’intero sistema bancario italiano. Per tutti questi motivi, pensiamo che quella che serve non è una lista degli untori per far partire la caccia alle streghe, sollevando un gran polverone che alla fine non risolve granché, ma una analisi seria del problema, che tenga possibilmente conto di tutte le variabili: occorre non dimenticare che siamo all’interno di un mondo totalmente globalizzato, nel quale un battito d’ali in oriente può scatenare un uragano in occidente, un mondo che soffre di una crisi economica che crediamo possa ormai essere definita strutturale.
Fabi – sab Livorno
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