“Caro prof sei entrato nei nostri cuori. Ci hai aperto la mente con il tuo modo di insegnare”
La lettera dei "tuoi bimbi della 3BINT" dell'Itis per il professore Massimiliano Sartor arrivata stamattina in redazione
Di seguito la lettera dei “tuoi bimbi della 3BINT” dell’Itis Galileo Galilei per il professore Massimiliano Sartor arrivata stamattina in redazione.
Caro Professore, quando abbiamo letto la notizia siamo rimasti tutti sconvolti e addolorati. Sembra uno scherzo crudele apprendere che ci hai lasciato a seguito di un incidente con quella moto di cui ci parlavi spesso. Questa mattina, però, la tua cattedra era vuota. In questi mesi eravamo riusciti a instaurare un rapporto bellissimo con te; sei entrato nei nostri cuori. Non eri lì a spiegare Sistemi, né a trasformare quelle ore in lezioni di vita con i tuoi discorsi di incoraggiamento, come quando ci dicevi che la
quarta sarebbe volata – mimando il gesto con le mani – e ci spronavi a non mollare. Ricordiamo ancora il primo giorno, quando sei entrato in classe dicendo: “Regola numero uno: rispetto per tato!”. O quando ci raccontavi: “De bimbi, io un sono mai stato uno che studiava, il pomeriggio andavo al campetto a gioà a pallacanestro”. Già da lì avevamo capito che persona fossi. Condividevi i tuoi racconti personali: dal liceo e la pallacanestro, alle lunghe nottate di studio all’università con i tuoi amici – gli stessi amici che oggi, come noi, piangono la perdita di una persona importante. Ci hai aperto la mente con il tuo modo di insegnare, ma anche con il tuo modo di pensare,
preparandoci ad affrontare la vita e il temutissimo esame di maturità. Ci hai dato tantissimo, soprattutto quando cercavi di prepararci per il nostro futuro nel mondo del lavoro. Ci rassicuravi, con la tua celebre espressione “Ve lo firmo col sangue”, che dopo il diploma avremmo trovato posto in un’azienda del settore. Ma eri anche diretto e senza peli sulla lingua, come quando ci avvertivi: ”Se non sapete fa’ questo, loro vi pigliano e vi mandano via a calci in cu*o”, imitando il gesto con le mani per farci capire l’importanza di essere preparati. Il modo con cui cercavi di farci afferrare i concetti era meraviglioso; con il tuo livornese schietto, si vedeva chiaramente quanta pazienza
e dedizione mettessi nel tuo lavoro. Ci hai fatto crescere come persone con il tuo modo di vedere le cose, e avevi pienamente ragione. Forse i primi giorni ci hai sgridato un po’, ma col tempo ne abbiamo capito il motivo. Possiamo dire di aver conosciuto non solo un bravissimo professore, ma una persona fantastica, che metteva passione in tutto quello che faceva. Ora, tutti noi ti auguriamo un bellissimo viaggio. Speriamo che ci guarderai da lassù e che un giorno potrai dire con fierezza, nel tuo stile inconfondibile: “Ce l’hanno fatta questi bas**rdi”. Grazie per essere entrato nelle nostre vite e averci mostrato una visione del mondo diversa. Ci mancherai immensamente.
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