Attesa di 7 ore per un “ambito” posto letto

Questa è la narrazione di una giornata qualsiasi in un Pronto Soccorso, ma i lettori di Quilivorno.it potranno forse intuire a quale in particolare mi riferisco. Premessa doverosa, non è questo un je accuse verso qualcuno, anzi casomai il contrario, solo il segnalare la battaglia quotidiana cui sia pazienti, sia operatori subiscono probabilmente per decisioni piovute dall’alto. Un familiare ha un malore piuttosto grave, in pochi minuti viene trasportato in Pronto Soccorso, accolto, valutata la gravità, prescritti esami diagnostici prontamente eseguiti: in un tempo accettabile viene fatta una diagnosi e constatata la gravità del caso, viene deciso il ricovero, questo attorno alle 10:30 del mattino: è qui che inizia il limbo.
Viene comunicato che il numero di posti letto è pari a zero, quindi si opta per tenere il paziente (codice rosso) in una stanza, provvedendo a mettere dei paraventi. In questa stanza il personale, senza tregua, era costretto a “parcheggiare” nelle ore successive, una umanità eterogenea in età e sesso accomunata dalla sofferenza. Apprendo che tutti i giorni è così, non è un eccezione: ore e ore di attesa su una barella, a volte anche notti, in attesa di un “ambito” letto che può essere ovunque, in qualsiasi reparto, ma sicuramente meglio di una barella ammassata fra altre. Dopo sette ore di questa situazione paradossale è arrivata la telefonata: il letto c’è! Uscendo dal pronto soccorso, un operatore si lascia sfuggire che per quel mio congiunto è andata benissimo, perché normalmente si attende molto di più. Abbiamo quindi un Pronto Soccorso piuttosto efficiente che però si ingolfa per una spaventosa carenza di posti letto, che, a quanto mi è parso di capire, qualcuno vorrebbe ulteriormente diminuire. Qualcosa non torna.

Lettera Firmata