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Alzheimer, una battaglia che misura la nostra civiltà

Mercoledì 9 Novembre 2022 — 08:35

Quella di Giorgio Soffiantini, certo, autore del libro “Alzheimer, essere caregiver. Storia d’amore, sconforto e resilienza” che era al centro dell’evento. Ma anche tante altre storie analoghe si sono incrociate nel pomeriggio di martedì 8 novembre all’incontro promosso da Fiorella Cateni, presidente dell’Associazione Malati di Alzheimer Livorno (AMAL) nella sede CESVOT di Via Fagiuoli.
Storie drammatiche, a volte anche tragiche, di famiglie devastate dal piombare improvviso e imprevisto nelle loro vite di una malattia che non dà scampo. In crescita direttamente proporzionale alla vita che si allunga e che rende le nostre comunità sempre più esposte agli effetti del cosiddetto “inverno demografico”: poche nascite e tanti vecchi, sempre più esposti a malattie. Eppure stiamo parlando, com’è stato ampiamente raccontato, testimoniato, spiegato, illustrato all’incontro condiviso per intero anche dall’assessore al sociale del Comune di Livorno, Andrea Raspanti, di una “bomba sociale” che non “fa politica”. Non è, per dirla brutale ma vera, un “boccone elettorale” capace di ingolosire il cinismo di una oligarchia di potere, ormai dominata da leader, leaderini e sottopancia egoriferiti, che punta solo su roba più divisiva, propagandistica, capace di scatenare la quotidiana e facile gazzarra tra chi è di qua e chi è di là senza un briciolo di vero senso del bene comune. E trattandosi di malattie che richiedono ancora tanta (costosissima) ricerca per arrivare a farmaci capaci se non di guarire, ma almeno di aiutare pazienti e familiari a vivere meglio, è roba che appassiona tanto meno le grandi multinazionali del farmaco. Le sorelle di Big Pharma, molte di più delle sette famose per il petrolio che, come abbiamo ben sperimentato anche con la pandemia, mettono i profitti (miliardari) avanti a tutto.
Il risultato di questo micidiale mix politico-affaristico, uno dei tanti che segnano il nostro tempo governato solo dal dio profitto, è un’emergenza sanitaria ed esistenziale che tocca oltre tre milioni di famiglie italiane, 3500 solo a Livorno. Perlopiù abbandonate a se stesse e alla solita, inaccettabile, differenza di classe tra chi ha almeno la possibilità di pagare di tasca propria rette onerosissime (anche tremila euro al mese di quota parte) in strutture sanitarie private in grado di alleviare la pena quotidiana del “caregiver”, il familiare che ha a carico il malato, e chi invece perde anche quel poco che ha, spesso anche il lavoro, perché non ci sono posti a sufficienza nel servizio sanitario pubblico. E di gratuito resta il calvario che può consumarsi solo in casa.
Lo ha detto Soffiantini, lo hanno detto Fiorella Cateni, Michela Pullerà con la sua testimonianza di psichiatra e di familiare colpita dalla <bomba>, lo hanno detto tutti, lo ha raccolto e condiviso Raspanti: c’è da lottare. Da lottare tutti insieme, associazioni, volontariato, società civile, istituzioni perché la battaglia, questa in particolare e quella più generale di un sistema sanitario pubblico in spaventoso arretramento a tutto vantaggio della speculazione privata, inammissibile in generale e in particolare su tragedie del genere, esploda in faccia alla politica che si gira sempre da un’altra parte. E pensare che il tenacissimo Soffiantini era arrivato fino al Presidente della Repubblica che lo aveva convocato al Quirinale dopo aver letto la sua storia. E lo stesso Mattarella lo aveva affidato alla ex presidente Alberti Casellati, perché portasse il tema all’attenzione del Senato. Una fiammata rapidamente domata dall’oblio parlamentare e definitivamente spenta dal voto e dallo scioglimento delle Camere. Soffiantini ha però annunciato che, in collaborazione con i club Lions di tutta Italia, una legge di iniziativa popolare sarà presentata nella prossima primavera. E l’assessore Raspanti, da parte sua, ha ben raccolto l’idea di muovere anche le Istituzioni locali, portando la battaglia in sede regionale dell’ANCI (Associazione Nazionale Comuni d’Italia). Magari sollecitando così anche la scesa in campo di tutti i parlamentari eletti in Toscana. Che, tra le altre cose, darebbe a Livorno il merito sociale e culturale di un ruolo di apripista tutt’altro che irrilevante proprio sul piano politico generale.
Una gran bella battaglia che, lo speriamo tutti, riesca se non a <copiare>, almeno ad avvicinarsi alla scelta di civiltà fatta dalla confinante Francia già da oltre dieci anni sotto la presidenza Sarkozy. Che, tra l’altro, a proposito di schieramenti ideologici, dovrebbe essere anche più sintonico con il neogoverno guidato da Giorgia Meloni. Una legge che, fermo restando l’impegno statale a garantire il più possibile l’assistenza pubblica gratuita ai malati e ai loro familiari cargiver, applica un principio che dovrebbe essere apparentemente elementare anche da noi: se è necessario avvalersi di strutture assistenziali private, chi può paga di tasca propria. Chi non può, chiede aiuto allo Stato che provvede attingendo a un fondo specifico alimentato con una tassazione ad hoc applicata sui profitti delle grandi aziende farmaceutiche. Talmente enormi da aver digerito il prelievo senza la resistenza che qui in Italia scatenerebbe il peggior lobbysmo di scambio, se non proprio l’investimento corruttivo.
Vedremo. Anche se da noi può sembrare un miraggio nell’eterna promiscuità tra soldi e potere, vedremo se ci sarà la forza e la convinzione civica per affermare, una volta tanto, un principio di Giustizia. E di vera umanità.

Giuseppe Mascambruno 

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