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I 6 suggerimenti per porto e darsena europa

Mercoledì 28 Dicembre 2016 — 07:19

Sono in molti a dire, a noi livornesi, come dovrà essere il futuro, del nostro porto.
Spesso a noi cittadini, che gli ascoltiamo, vengono dei dubbi sulla validità di ciò che è stato progettato. Le nostre idee sono sempre ignorate. Desiderio di tutti. è che venga fatto qualcosa di buono per il porto. Stiamo parlando della darsena Europa, un’opera faraonica, e proprio la grandiosità dell’opera, che richiederà per la sua realizzazione, tempi non brevi, c’è chi parla di sette-otto anni,chi addirittura di dieci anni e nel frattempo in porto si dovrà continuare a lavorare con gli ostacoli che finora ne hanno ridotto e non di poco, le sue capacità. Questo ci porta a concludere: che forse sarebbe più opportuno, prima di una proiezione a mare, pensare prima a una proiezione verso terra, con soluzioni più veloci.
Il giorno prima della presentazione del progetto della darsena Europa a Bruxelles; l’inserto economico di un quotidiano nazionale, riportava: “ il canale di Suez raddoppia ma i porti italiani rischiano la deriva. Le ragioni sono molte. Una fra le tante: le navi cercano le merci non le banchine”.I porti italiani non hanno alle loro spalle aree industriali. Dopo breve riflessione, penso che a Livorno così dovremmo muoverci. PRIMO: allargamento della cinta doganale, con l’inserimento di: via Salvatore Orlando. via Leonardo da Vinci, via Enriquez e tutte le aree adiacenti; il traffico da e per Tirrenia, canalizzarlo sull’Aurelia (Cimiteri, Stagno,FI.PI.LI)
I “ rumor da diversi anni parlano della chiusura della raffineria e di un suo passaggio a deposito. Avviare una veloce e concreta trattativa con l’ENI, per l’utilizzo delle aree non più utilizzate per i processi di raffinazione, inserirle in area “cinta doganale”. Cercare nuovi punti, utilizzando queste aree, di scavalco dell’ Aurelia, con strade e linee ferroviarie per collegare il porto con i piazzali del retroporto, perché il corridoio fra lo scolmatore e la raffineria dove passa la FI.PI.LI potrebbe essere non sufficiente:visto che con i nuovi sistemi portuali, nel retroporto, saranno magazzinate le merci in partenza sia quelle in arrivo. Avendo nell’attualità, le banchine, assunto il ruolo di mero traffico delle merci. Naturalmente tutta l’area dell’interporto dovrà essere “cinta doganale”. Un suggerimento, nel retroporto avverrà la movimentazione delle merci su treni e tir in arrivo e in partenza,occorreranno piazzali , strade e ferrovie in gran numero, suggerisco di sospendere la realizzazione di nuove costruzioni, perché tutte quelle che ci sono, potrebbero essere già un problema.
SECONDO: i fanghi, suggerirei di fare una campionatura ( che poi dovrà essere analizzata ) dei fanghi di tutta l’area portuale, fatta anche a diverse profondità, per riuscire a capire di che sostanze sono inquinati. Se le fonti d’inquinamento, sono conseguenza delle attività industriali che si trovano sulle banchine,o sono portate dalle correnti, oppure provengono dalle navi stesse, oppure è la città ad inquinare i fondali del porto, ma potrebbero essere anche i corsi d’acqua come lo scolmatore, ma soprattutto il canale dei Navicelli, dove sono in comunicazione con il porto, attraverso le “ porte vinciane”, dove scaricano, oltre all’idrovora legata alla sistemazione idraulica dei bacini di Pisa sud, il depuratore di Pisa sud e il depuratore di Camp Darby.
Tutto questo al fine di poter intervenire per ridurre l’inquinamento, rendendo più semplice lo smaltimento dei fanghi, periodico problema di molti porti. Perchè non si può costruire vasche di colmata all’infinito, o inertizzarli per un eventuale stoccaggio a terra, o cercare furbescamente di scaricarli a mare.
I dragaggi dei porti stanno scatenando battaglie ambientaliste, dove saranno i giudici a decidere, non arriviamo a questo, schieriamoci in difesa dei diritti e dei beni comuni !!!
TERZO: le porte vinciane . Anche la massa enorme dei detriti provenienti in porto, soprattutto in Darsena Toscana, dove ogni anno vengono persi decine e decine di cmdi fondali, è motivo di preoccupazione. Penso che, buona parte dell’insabbiamento sia riconducibile al sistema di dragaggio del canale dei navicelli, dove le ditta incaricata di tenere il canale ad una profondità di tre metri, tre metri e mezzo,con la draga vengono aspirati gli inerti, in un punto e immediatamente refluiti nell’alveo poco distante, dove le correnti, sempre presenti nel canale, investono la massa dei detriti refluiti, provocandone un veloce avanzamento verso il mare.
Gli inerti raggiunte le “ porte vinciane”, ruzzolando sul fondale di tre metri, hanno due possibilità: o poseguire verso la foce dello scolmatore, cosa impossibile perché la foce è quasi sempre insabbiata e quando viene dragata i fondali non raggiungono mai i tre metri, quindi percorso in salita; o deviare in darsena Toscana, attraverso le “porte vinciane” aperte, con fondali superiori a tre metri, cosa possibile, perché il percorso è in discesa.
Le “ porte vinciane “ chiuse possono tenere in “collo” i detriti, liberandoli verso la darsena al momento dell’apertura. Minacciano la chiusura delle “porte vinciane”! anche se la presenza del traffico navale con Camp Darby, attraverso le quali passano le chiatte, la renderà cosa impossibile; ma a Livorno siamo stufi. La foce dello scolmatore un problema da sempre, riguarda la provincia di Pisa , l’Ente Bacino e la Regione, che si provveda!
Nel frattempo non lasciamo le chiavi delle “ porte vinciane “ in mano alla Navicelli S.P.A.
QUARTO: dragaggi. Attraverso misure batimetriche su tutto lo specchio d’acqua dell’area portuale, si arrivi a conoscere, quanti milioni di metri cubi di fanghi e altro materiale devono essere rimossi per poter lavorare con ciò che abbiamo,sommando anche la quantità di materiale da rimuovere per l’esecuzione di lavori necessari o di ampliamento, sulla base di questo, progettare il da farsi.
Se le vasche di colmata non saranno sufficienti, dovranno essere trovate altre soluzioni.Allora cerchiamo di coinvolgere la provincia di Pisa, area da dove provengono la stragrande quantità dei fanghi,e trovare un sito per un’eventuale stoccaggio a terra, previo trattamento di inertizzazione. Impediamo lo smaltimento a mare di fanghi e altro materiale non a norma; i nostri figli e i nostri nipoti sono sempre in mare estate e inverno,proteggiamoli !!!
Qualcuno vorrebbe una draga fissa in porto: cosa buona ! Teniamo gli occhi aperti ! Cerchiamo di controllare che le quantità delle melme dragate, corrispondano alla quantità delle melme conferite in vasca. Ma soprattutto controlliamo che non venga usato il sistema di dragaggio dei Navicelli, dove i fanghi sono aspirati in un punto e refluiti poco distante, che con l’aiuto delle correnti si avrebbe un continuo avanzamento delle stesse verso il mare,eludendo tutte le leggi sui dragaggi.
QUINTO: oleodotti della raffineria ENI, che attraversano il canale all’altezza della torre del Marzocco, che impediscono l’allargamentodel canale sia in profondità, sia in larghezza. Credo si sia prossimi al loro spostamento, con la realizzazione di un microtunnel, dentro il quale passeranno gli oleodotti che servono per la movimentazione dei prodotti petroliferi. L’attraversamento avverrà ad una profondità molto superiore all’attuale. Per la banchina lato Marzocco è progettato un suo resecamento con l’arretramento di 25/30 metri circa, per una lunghezza di 300 metri circa. L’arretramento della banchina non potrà essere maggiore per la presenza della torre; è da queste posizioni che inizierà l’interramento del microtunnel, per l’attraversamento. Attenzione! Che il microtunnel dopo l’attraversamento, non riemerga sulla banchina opposta, che in caso di arretramento tale banchina per l’ampliamento del canale, essendo il resecamento della banchina lato torre insufficiente, si riavrebbe il problema degli oleodotti, ed allora il riemergere del micritunnel, dovrà avvenire in darsena Ugione, dove si trova il pontile della raffineria, e dove arrivano tutti gli oleodotti.
SESTO : allargamento del canale: essendo il resecamento della banchina lato torre insufficiente per il transito in canale delle grandi navi
Il canale potrebbe essere allargato con l’arretramento della banchina opposta, operazione facilitata dalla chiusura di alcune industrie che si trovano su tale banchina, come la Cementeria e l’Enel . Qui l’arretramento potrebbe essere più di quanto necessario; ed avere un bacino di evoluzione davanti la darsena Toscana e fondali aggiornati ai nuovi banchinamenti.
Che la rete ferroviaria dell’interportoi dove si formano i treni, sia collegata con la rete nazionale e con l’aereoporto.
Per la rete stradale cerchiamo di risolvere quei problemi (noti) che fanno di Livorno una città chiusa in una camicia di forza.
E adesso è il momento ,si,di pensare alla darsena Europa.

Tempestini Franco

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