Una parata di teschi colorati in mostra davanti al Goldoni
Artigiani-artisti internazionali si sono confrontati con l'archetipo del teschio: un volume a tuttotondo di 165x120x180 cm, inizialmente assolutamente bianco, pronto ad accogliere le sollecitazioni di ciascun creativo con la massima libertà espressiva evidenziando le simbologie e i riferimenti esoterici più utilizzati nel corso della storia dell'arte occidentale quali la vanità e lo scorrere del tempo
Grazie alla collaborazione con la Fondazione Carnevale di Viareggio, la piazza antistante il teatro ospiterà in questi giorni l’esposizione “The Skull Parade – Il tempo della vanità” un progetto curato dall’ente viareggino nel 2020 e già proposto anche nella città di Milano
Si anima il Teatro Goldoni in attesa del debutto della giocosa commedia lirica “Le Maschere” di Pietro Mascagni, attesa venerdì 10 e sabato 11, alle ore 20 in pieno periodo carnevalesco: grazie alla collaborazione con la Fondazione Carnevale di Viareggio, la piazza antistante il teatro ospiterà in questi giorni l’esposizione “The Skull Parade – Il tempo della vanità” un progetto curato dall’ente viareggino nel 2020 e già proposto anche nella città di Milano.
Artigiani-artisti internazionali si sono confrontati con l’archetipo del teschio: un volume a tuttotondo di 165x120x180 cm, inizialmente assolutamente bianco, pronto ad accogliere le sollecitazioni di ciascun creativo con la massima libertà espressiva evidenziando le simbologie e i riferimenti esoterici più utilizzati nel corso della storia dell’arte occidentale quali la vanità e lo scorrere del tempo. Ne è nata una mostra trasversale, originale, curiosa e sorprendente che ha messo a confronto pensiero e azione, idea e narrazione, progetto e racconto, concetto e simbolo. Ne sono scaturiti teschi-scultura decorati, istoriati, simbolici, alchemici, esoterici, surreali, metafisici e ironici. Ogni lavoro rappresenta da una parte lo spirito rinnovato di un Carnevale che, nel rispetto dell’evoluzione antropologica mondiale, si mostra come “allegoria” di una maestria senza tempo che, tramandatasi da padre a figlio, da maestro ad apprendista, unisce tradizione e innovazione.
Il teschio, motivo ricorrente nell’iconografia classica di molte culture, è sicuramente uno dei simboli più controversi nella storie esoterica dell’uomo. Se ad una prima osservazione potrebbe esprimere un valore negativo di morte, una visione pessimistica e fatalista, nella tradizione popolare degli abitanti di Tibet, Laddak ed India, così come per la gente del Sud America (anche se in un contesto più complesso: basti infatti pensare alla Festa dei Morti in Messico), ed ancora per le razze del nord, come quella Celtica, è considerato molto positivo, simboleggiando soprattutto la ciclicità della vita che si esaurisce: i suoi connotati, quindi, non solo negativi. Per gli orientali è visto come la rappresentazione della conoscenza, della saggezza degli antenati desiderosi della guarigione del e per il proprio popolo. In Tibet, dov’è particolarmente amato, viene ritenuto emblema della caducità della vita, immagine di ciò che è stato e di ciò che è, dell’esistenza che in esso è stata contenuta e che rappresenta.
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