Scenari di Quartiere. Vincenti incanta la platea con “Ago capitano silenzioso”
Ago era un Capitano silenzioso, ma quando parlava lasciava il segno. Sul campo affrontava gli avversari con “umiltà ed abnegazione”, tanto che quando segnava si inginocchiava davanti ai suoi tifosi perché “bisogna avere sempre rispetto della gente che paga il biglietto”
Aneddoti, riflessioni e commenti raccontano la storia di Agostino Di Bartolomei visto dagli occhi di Ariele Vincenti, tifoso della Roma, ex ultrà di Curva anni Ottanta, cresciuto nella stessa borgata e amico d’infanzia di Ago
Al calasole e in prossimità degli spazi verdi del Parco Oreste Bizzi, Ariele Vincenti incanta la platea con il suo “Ago capitano silenzioso” all’interno della cornice di spettacoli della rassegna “Scenari di quartiere”.
Un testo che racconta la storia di Agostino Di Bartolomei, meglio conosciuto come il Capitano silenzioso, lasciato ai margini da un mondo che non si volta indietro.
Su un piccolo palco e con una scenografia che mostra alle sue spalle uno striscione con su scritto “Silenzio” si parla di un uomo cresciuto in borgata, tra partite sui prati e cinematografi e che, con il suo linguaggio forbito, portava in giro per l’Italia una romanità diversa, dove i valori di solidarietà ed ironia sono il fondamento. Lo spettacolo racconta la storia di un calcio e di un tempo che non c’è più attraverso gli occhi e la memoria di un tifoso della Roma, ex ultrà di Curva anni Ottanta, cresciuto nella stessa borgata e amico d’infanzia di Ago.
“In porto ci arriveremo sicuramente, vediamo di arrivarci col vessillo” una delle frasi più celebri rilasciate da Di Bartolomei in un’intervista. Poco a che vedere con gli attuali commenti dedicati al medesimo sport, spesso più tecnici e poco emotivi e, talvolta, persino volgari.
Secondo Vincenti, Ago era un Capitano silenzioso, ma quando parlava lasciava il segno. Sul campo affrontava gli avversari con “umiltà ed abnegazione”, tanto che quando segnava si inginocchiava davanti ai suoi tifosi perché “bisogna avere sempre rispetto della gente che paga il biglietto”, era solito dire. Agostino non era capace di essere ipocrita, forse è per questo che è stato emarginato dal suo ambiente, perché era così gentile ed educato. “Ma senza questi valori il calcio cosa diventa?” ci si domanda senza trovare una risposta.
Ad accompagnare gli spettatori nella chiusura dello spettacolo è Yasin, calciatore classe 2013 che, attore per un giorno, palleggiando con Vincenti, ha ricordato ai presenti l’idea di un calcio allegro, spensierato e romantico che, forse, non esiste più.
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