Dell’Agnello mata la “sua” Libertas, poi è contestato a fine gara. “Il gestaccio? Un malinteso”
Giacomo Dell'Agnello, in maglia gialloblu, abbraccia il fratello Tommaso a fine gara nel parterre del PalaMacchia dopo aver vinto per 66 a 62 contro la "sua" Libertas (FOTO NOVI)
Il livornese, adesso giocatore di Cividale che in passato ha indossato la maglia LL, confessa a QuiLivorno.it: "Ho sbagliato a fare il gestaccio, ma mi sono sentito tradito dagli stessi tifosi che sette anni fa gridavano il mio nome. Questa partita per me era un evento. Tornavo a casa davanti alla mia gente. E sentire quel levati di... non mi è andato giù. Comunque anche loro si sono scusati. Tutto chiarito"
Sette anni fa è stato uno dei protagonisti della rinascita del movimento libertassino, quella Libertas gialloblù e con doppie vele sul petto che, con coach Pardini, tornò alla ribalta del basket che conta vincendo la finalissima proprio contro i rivali di sempre della Pielle in un derby mozzafiato. Mercoledì 6 novembre, Giacomo Dell’Agnello, 30 anni livornese doc e figlio d’arte di Sandro Dell’Agnello, adesso allenatore di Rimini in vetta al campionato di A2, torna al PalaMacchia e lo fa da avversario. Contro la “sua” Libertas. A onor del vero l’attuale società non è proprio la medesima di quella dell’annata 2016/17, ma il nome, lo spirito e i tifosi sono gli stessi, quelli che già ai tempi facevano i cori per lui, che giovanissimo insieme a Simone Marchini, Edo Nesti e Alessandro Congedo (tra i tanti), lottarono come leoni per un posto al sole. I colori con cui scende in campo questo mercoledì sono gli stessi di allora: giallo e blu, ma la casacca recita un’altra città: Cividale, Friuli. Ben lontano da casa.
“Ho sempre la maglia di quella promozione attaccata in camera – esordisce al telefono con QuiLivorno.it il giorno dopo la vittoria contro la Libertas 1947, Giacomo Dell’Agnello – Sono molto legato alla mia città e alla Libertas. Per me è stato bellissimo tornare ieri a Livorno e giocare davanti ai miei amici in tribuna, ai miei parenti, a mamma e a mio fratello Tommaso. Davvero una grande emozione. L’ho vissuto come un grande evento. Sono sceso in campo portando solo gioia. Un evento positivo e un posto a cui sono molto legato: il PalaMacchia con tutti i suoi ricordi”.
Giacomo è stato il vero e proprio mattatore della partita. Ha fatto male agli amaranto, punendo la LL con ben 17 punti segnati, 8 rimbalzi, 4 assisti e 21 di valutazione totale. Una partita quasi perfetta la sua che ha di fatto tarpato le ali ai sogni di vittoria di Fantoni e compagni. Poi a fine gara qualche “abbaione” di troppo e un gestaccio partito nei confronti della Curva degli Sbandati.
Cosa è successo tra te e i tifosi amaranto, Giacomo?
“Guarda, credo sia stato tutto figlio di un malinteso. A fine gara, mentre i miei compagni sono andati a far la doccia, mi sono trattenuto in un angolo opposto alla curva nord, per salutare mia mamma e mia fratello. Sono rimasto lì un attimo ma mica per fare lo show o il fenomeno, ci mancherebbe! Volevo solo godermi quel momento con la mia famiglia e i miei cari che non vedo praticamente mai. Cividale non è proprio dietro l’angolo e, con la vita da cestista, non è semplice trovare un momento per tornare a casa”.
E a quel punto cosa è successo?
“Prima qualcosa credo contro Tommaso per i suoi trascorsi piellini, poi è partito un coro Dell’Agnello levati di… rivolto a me. A quel punto mi è crollato il mondo addosso. E mi sono detto: ma come, siete gli stessi che sette anni fa cantavate per me e ora mi dite levati di…? Mi sono sentito tradito. Tradito in casa. Mi ha fatto male. Molto male. E mi è scappato un gestaccio nei loro confronti, di cui mi scuso”.
C’è stato qualcosa che hai fatto durante la partita che ha magari fatto arrabbiare i tifosi?
“No, anzi. Durante il match ho tenuto un profilo basso, bassissimo nonostante la buona prestazione. Avrei potuto fare gesti, esultanze o chissà cosa. Niente di tutto questo. Facevo canestro e a testa bassa tornavo in difesa. Stop”.
Hai avuto modo di sentire qualcuno della curva per chiarire?
“Si, oggi un rappresentante degli Sbandati mi ha scritto che quel coro “Dell’Agnello levati di” non è stato concordato, è partito da una parte senza essere stato lanciato ufficialmente dalla curva ma per qualche iniziativa personale. Si sono detti dispiaciuto per quanto accaduto. Alla fine hanno capito che non ero lì per festeggiare in campo ma solo per salutare le persone a me care”.
Tornando al match, sei stato veramente l’ago della bilancia… a favore di Cividale…
“Grazie, grazie davvero. È stata una bella partita. Ci tenevo a far bene davanti alla mia gente”.
Qualcuno dei tifosi libertassini, a fine gara, ha detto: “Ci farebbe comodo uno come Dell’Agnello in squadra”…
“Io non ho mai ricevuto alcuna chiamata in questi anni dalla società amaranto. Sono livornese da 30 anni. E come ho detto, ho la maglia della LL appesa in camera. Quella della promozione in B”.
E nel frattempo ti diverti a sfidare babbo che sta facendo bene a Rimini. C’è già stata la sfida in famiglia?
“Sì, il 20 ottobre. Proprio nel giorno del suo compleanno e abbiamo vinto noi di un punto allo scadere. Un bel regalo per babbo…”.
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