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Droga, estorsioni e lesioni: arrestati 4 livornesi

Mercoledì 21 Agosto 2024 — 11:15

Due agli arresti domiciliari, gli altri in carcere. I carabinieri sono riusciti a ricostruire, solo per lo spaccio di cocaina, l’imponente e capillare volume del giro d’affari nei quartieri della Leccia e della Scopaia nell’intervallo temporale da febbraio agli inizi di giugno del 2024, ammontante ad oltre 1.200 cessioni per un importo complessivo che ha oltrepassato i 30.000 euro

I Carabinieri della Compagnia di Livorno, su disposizione della Procura della Repubblica, hanno eseguito in mattinata un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 4 persone, due uomini e due donne, tra i 38 e i 50 anni, tutti livornesi, gravemente indiziati, in concorso e a vario titolo, dei reati di spaccio di sostanze stupefacenti, tentata estorsione e lesioni personali. L’indagine è stata avviata all’inizio del 2024, quando un livornese di 40 anni, dopo aver intrattenuto un rapporto sessuale con una prostituta, ha denunciato in una Stazione carabinieri di Livorno di essere stato brutalmente picchiato dal fidanzato di quella e di essere stato minacciato più volte nei giorni successivi di ulteriore male fisico da entrambi. Motivo dell’aggressione, ipotizzato fin da subito dagli inquirenti, è stato il mancato pagamento dei 150 euro pattuiti per la prestazione della donna. Da qui sono partiti gli approfondimenti dei carabinieri.
La successiva attività investigativa, che ha monitorato le varie condotte delittuose per circa quattro mesi, ha permesso di raccogliere a carico della coppia, composta da un uomo pregiudicato di 40 anni e una donna di 32, numerosi indizi – come si legge nella nota stampa dei carabinieri inviata alle redazioni – di reità in merito a una fiorente attività di spaccio posta in essere prevalentemente nei quartieri di Leccia e Scopaia e di portare alla luce l’attività illegale di altri due indagati, un cinquantenne e una trentottenne, anch’essi legati da una relazione, dediti sempre ad attività connesse allo smercio di sostanze nei medesimi succitati quartieri di Livorno nonché in alcuni casi allungandosi anche nell’area di Antignano e in centro città. Dalle attività è emerso che tutti gli indagati si conoscevano e che, d’intesa tra loro, hanno collaborato nella frenetica compravendita di stupefacenti; infatti spesso, quando uno di loro era impegnato o si trovava fuori città, indirizzava i clienti verso gli altri sodali.

Centro nevralgico dello spaccio, secondo quanto riportato dal comunicato stampa dei carabinieri di Livorno diramato alle redazioni,  si è rivelato essere un luogo di ritrovo per anziani del quartiere, denominatoCircolino, luogo peraltro frequentato anche da giovanissimi. Da uno degli indagati il circolino viene definito come ilsuo ufficio”, ad indicare il continuo andirivieni di soggetti tossicodipendenti, molti dei quali sono stati ascoltati come testimoni. Per il confezionamento e la detenzione di quantità più cospicue di stupefacente venivano individuati appartamenti di altri persone che erano poi ricompensati con dei cosiddetti “regalini”.

Per il confezionamento e la detenzione di quantità più cospicue di stupefacente venivano individuati appartamenti di altri soggetti che erano poi ricompensati con dei cosi detti “regalini”. A carico di una delle due coppie sono stati registrati contatti che hanno confermato in maniera inequivocabile la cessione, autonomamente ma anche in coppia, di ben oltre 600 dosi di sostanze stupefacenti; si tratta soprattutto di cocaina, ma anche hashish e marijuana. Il linguaggio utilizzato dagli indagati con gli assuntori, emerso dalle captazioni tecniche, era contraddistinto da una terminologia criptica che consentiva una rapida intesa tra gli interlocutori, artatamente tesa ad eludere le indagini. Per indicare la sostanza e il quantitativo richiesto, per esempio, venivano usati termini come “maglietta”, “birra” “mezza” o “intera”, mentre attraverso la segnalazione di colori i sodali ne indicavano la tipologia: “marrone” per hashish, “verde” per marijuana, “bianca” per cocaina e “nero” eroina. Invece, per accordarsi sui pagamenti, talvolta venivano usati termini come “vestito” oppure la tipica espressione “a posto” a conferma di avvenuto saldo. L’articolata indagine ha potuto restituire il risultato fondamentale di tracciare un disegno chiaro dell’illecito giro di affari nei quartieri “Leccia” e “Scopaia” grazie alla costante interpolazione dei risultati del monitoraggio tecnico con diuturni e prolungati servizi esterni, di osservazione e pedinamento, eseguiti dai carabinieri del Nucleo Operativo di Livorno forti di una profonda conoscenza del territorio e delle relative dinamiche criminali. Talché gli elementi raccolti, messi opportunamente a sistema, hanno permesso – suffragati anche dalle attività di riscontro delle cessioni (circa mezzo etto di cocaina ed un migliaio di euro in contanti) – di ricostruire, solo per la cocaina, l’imponente e capillare volume del giro d’affari nei due quartieri nell’intervallo temporale da febbraio agli inizi di giugno del 2024, ammontante ad oltre 1.200 cessioni per un importo complessivo che ha oltrepassato i 30.000 euro. Gli investigatori hanno inoltre individuato due carte prepagate, su cui una delle due coppie di indagati era solita farsi accreditare i pagamenti dello stupefacente; entrambe sono state poste sotto sequestro ed attualmente sempre al vaglio degli investigatori per verificarne effettive giacenze e relative movimentazioni scalari.

Tutti gli elementi di prova che sono stati così raccolti hanno confermato, secondo il Giudice che ha emesso il provvedimento restrittivo, un quadro indiziario forte a carico dei prefati indagati; inoltre, l’incrocio fra captazioni registrate, informazioni talvolta rese dagli acquirenti nonché sequestri e riscontri bancari, hanno attestato che tutti gli indagati sono pienamente coinvolti in un articolato giro di spaccio. All’esito della complessa e tempestiva attività di indagine, il Gip del Tribunale di Livorno, concordando con le risultanze investigative dei carabinieri, per una delle due coppie, in particolare quella composta dalla 38enne e dal 50enne, interessata proporzionalmente in misura minore quanto al numero di cessioni ed alle ipotesi di reato, ha disposto la restrizione agli arresti domiciliari presso le rispettive residenze. Invece, a carico dell’altra coppia formata dal pluripregiudicato 40enne legato sentimentalmente all’indagata più giovane di 32 anni, che ha dimostrato una particolare pervicacia nella perpetrazione degli illeciti, data l’accertata inclinazione anche all’uso della violenza, peraltro emersa già dalla vicenda estorsiva che è stata alla base della genesi dell’odierna operazione, ha ordinato la misura cautelare della custodia in carcere.

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