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De Raffaele al PalaMacchia per gara 3 e 4. “Che emozione vedere il Palazzo gremito”

Giovedì 6 Giugno 2024 — 20:31

Walter De Raffaele in panchina con la sua Derthona Basket (foto tratta dalla pagina ufficiale della società di Tortona)

Il coach di Derthona, Walter De Raffaele ha sempre il cuore libertassino e suona la carica in vista delle due partite che attendono la Akern al PalaMacchia venerdì e domenica: "Roseto squadra tosta. La chiave? I playoff sono imprevedibili. Sarà bravo chi troverà nuovi protagonisti rimasti fino ad ora nell'ombra. Entrare al PalaMacchia tutto esaurito sarà elettrizzante. Vengo con la mia famiglia e di sicuro uno o due dei miei figli andranno in curva a tifare. Un consiglio alla squadra? Divertitevi. Solo così si può annientare la tensione"

di Giacomo Niccolini

Non ha saputo resistere. Non poteva mancare. L’odore del salmastro e il libeccio che a Tortona di certo non arrivano. Quel richiamo atavico verso casa. Livorno. E verso il “suo” palazzetto e la “sua” gente. Quella targata LL, Libertas Livorno. Dove è nato, dove ha pianto, dove ha esultato. Dove non si è mai risparmiato. Anche quando si sedette su quella panchina da allenatore. Allora si chiamava Basket Livorno, vero, un’altra cosa certo anche se le facce intorno erano simili, ma l’amore per la sua terra lo ha sempre portato dentro. Anche quando a Venezia si è cucito sul petto due scudetti, anche quando ha alzato la Coppa Fiba nel 2018 e la Coppa Italia nel 2020. Un vincente. Uno di quelli che allena gli ultimi centimetri dell’anima prima del giocatore. Si chiama Walter De Raffaele, è l’attuale allenatore del Derthona Basket con il quale ha fatto il miracolo sportivo di entrare nei magnifici 8 e di costringere alle corde di gara 5 ai quarti playoff la Virtus di Banchi, ed è dannatamente libertassino. E per le partite casalinghe di questa finalissima con Roseto, doveva esserci.
“Certo, sarò presente al PalaMacchia per gara 3 venerdì e domenica per gara 4. Senza dubbio. Torno venerdì a Livorno e la sera… dritto in via Allende con la famiglia”.
Che emozione sarà vedere un palazzetto così straripante?
“Ho seguito sempre da lontano al Libertas. Questa stagione sono venuto al PalaMacchia ancora quando c’era capienza ridotta. C’era gente sì, ma credo che il colpo d’occhio e di decibel che ci sarà venerdì e domenica sarà davvero emozionante per me. In famiglia siamo tutti elettrizzati e non escludo che i miei figli vogliano andare in curva”.
Hai seguito la LL dall’inizio hai detto…
“Sì, è così. Ho seguito passo dopo passo il cammino di questa squadra anche grazie al rapporto di amicizia che mi lega a Roberto (Consigli, ndr, il presidente amaranto). Soprattutto perché all’inizio ero anche libero e quindi sono venuto spesso in città. A Tortona ho iniziato a dicembre e specialmente nel periodo iniziale in cui si è fatto fatica a carburare sono stato molto vicino a Roberto, alla società e allo staff tutto. Sono sempre stato a disposizione per confrontarsi per avere una parola in più. E ho seguito un po’ tutto il percorso”.
E che percorso ti è sembrato?
“Un grandissimo cammino da parte di tutte e due le squadre livornesi. Inevitabilmente bisogna parlare di entrambe, Libertas e Pielle, che hanno fatto una programmazione di altissimo livello. Poi come succede spesso i playoff sono una cosa a parte. Si resetta tutto. Con dispiacere sincero ho dovuto vedere la Pallacanestro Livorno uscire di scena perché il mio desiderio era quello di vederle salire entrambe. Ma questo non sposta di un centimetro la grande stagione fatta dalla Pielle di Farneti, Burgalassi e Petronio”.
E quello degli amaranto?
“Sicuramente un percorso più frastagliato, più a ostacoli. Forse anche per gli infortuni, per trovare una quadra, l’arrivo dello straniero in corsa. Qualche stop imprevisto. Poi però ha trovato un’identità precisa nel finale di stagione. Credo che il derby gli abbia dato grande fiducia”.
Quale una delle doti principali di questa squadra?
“Nei playoff ha dimostrato, fino a questo momento, di saper combattere, di sbagliare, di riprendersi, di cambiare… che poi è l’elemento più importante di quando si gioca nei playoff. Con ultima questa vittoria a Roseto in gara 2, molto difficile ma altrettanto meritata”.
Roseto la conosci? Che tipo di squadra è?
“Si parla di una squadra prima di tutto guidata da un allenatore di grande qualità e molto esperto della categoria e delle categorie superiori perché ha vinto molto spesso campionati. Una squadra solida a cui si è infortunato un giocatore molto importante come Petracca però come si è visto in queste partite una squadra che sa essere tattica e sa cambiare pelle. Mi aspetto un po’ più di tatticismo in gara 3 che solitamente è una gara spartiacque della serie. Una squadra che deve giocare per forza piccola avendo soltanto un lungo titolare avendo perso l’altro, però una squadra molto rognosa che ha talento. Sarà sicuramente un match equilibrato”.
Averli tenuti a 54 in gara 2 è stata quindi la chiave di volta?
“La Libertas ha difeso bene entrambe le partite. Ed è certamente un elemento. Poi nei playoff c’è sicuramente più tensione e si sbagliano tanti tiri aperti. La Libertas ha sempre basato molte vittorie sul sistema difensivo e questo paga sempre. Fuori casa una partita giocata a bassi ritmi sono stati bravi gli amaranto, una volta recuperata, a mettere i canestri importanti con i giocatori veri di talento che ha”.
A chi ti riferisci?
“Sicuramente Saccaggi, poi Bargnesi e Allinei. Questi ultimi due sono sicuramente di categoria superiore. E poi conditi dall’esperienza di Fantoni e di Fratto. Anche se devo dire che chi ha inciso davvero molto in gara 2 è Dorin Buca che ha delle capacità fisiche che non si trovano facilmente in Italia, coordinato, ragazzo molto giovane. Ha tanti interessi da fuori uno come lui”.
Quale sarà una delle chiavi di lettura per cercare di colorare la serie di amaranto?
“Secondo me grandi chiavi, purtroppo, nei playoff dipende sempre da chi diventa protagonista. Perché come si è visto da gara 1 a gara 2 poi sono cambiati i protagonisti. La Libertas dovrà avere quindi la capacità di trovare nuovi protagonisti con chi magari ha fatto meno fino ad ora, mantenere questa consistenza difensiva perché poi si gioca in casa e ci sarà tanta spinta che però, attenzione, non deve tramutarsi in tensione. Sarà molto importante stare molto sereni, molto calmi”.
Andreazza lo conosci bene. È così?
“Lo conosco da tantissimi anni. Ha lavorato con me a Casalpusterlengo. Credo sia arrivato nel momento giusto al posto giusto per provare a fare qualcosa di importante”.
Cosa ti piace di più di Andreazza come allenatore?
“E’ un allenatore che sicuramente lavora molto sul particolare e che sul sistema difensivo vede una solidità di squadra nella quale anch’io spesso mi identifico”.
Sarà dunque un bel brivido risentire la marcia trionfale all’inizio e vedere così tanta gente…
“Sì non lo nego. Però devo dire una cosa. La società è stata brava. Ha sfruttato inizialmente e giustamente il passato per riaccendere gli animi. Adesso vive di luce propria e non più riflessa. Una cosa bellissima. Un lavoro egregio. Vedendo anche tutti i ragazzi giovani si percepisce un’energia bella anche in città. Fantastico”.
Chiudiamo con un consiglio…
“Per quanto possibile, l’idea migliore rimane sempre quella di divertirsi. Serve per stemperare la tensione quando sale alta. E ce ne sarà bisogno”.

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