Farse cèe sbarcano in Sicilia

Mi trovo in vacanza in Sicilia, in un paese della costa messinese che si sdraia pigramente sul mare a guardare le Eolie. Si chiama Oliveri ed è vicino al santuario di Tindari, che lo scruta dall’alto con sacra bonomia. Ieri sera mi hanno invitato a una rappresentazione nell’arena del paese. La commedia è intitolata “Alchermes, Coca e Merletti”, scritta da una certa Annamaria Vannini, livornese quanto me. Qui? Possibile? Annamaria la conosco benissimo; la commedia pure, in quanto fu rappresentata al teatro Enzina Conte dalla compagnia Vertigo nel 2018… Vado a vedere parecchio incuriosita: lavoro fatto in casa, tanta passione e molte prove. Una brava signora con il pallino del teatro, Beatrice Torre, l’ha riadattato al dialetto siciliano e ne ha curato la regia. Alla fine sono andata a cercarla, le ho chiesto come fosse arrivato il copione fino laggiù e lei mi ha citato un sito di testi teatrali. “Fra i tanti ho scelto questo” mi ha detto l’appassionata regista, “perché è un testo divertente e poi contiene due personaggi femminili e diversi personaggi maschili, quelli di cui potevo disporre, incluso il sindaco, nel ruolo del giovane Undici”. Le ho spiegato con orgoglio che la commedia, oltre che dal sito, viene dalla mia città, Livorno, e dal teatro in cui mi muovo adesso. Con Annamaria Vannini poi ci conosciamo da una vita. Le ho anche spiegato la ricetta delle “false cieche”, menzionata nel copione, che in realtà da noi sono “farse cèe”, a base di polpa di razza, olio buono, aglio, salvia, parmigiano… e “tutte cóse”. Insomma, guarda te come va il mondo. Uno crede di scappare dal suo tran tran e invece…

Patrizia Salutij di Livorno