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De Raffaele è nella storia! 400 panchine come head coach della Reyer

Mercoledì 25 Gennaio 2023 — 18:21

Nelle foto in pagina scattate da Alessandro Scarpa durante la partita di EuroCup tra Reyer e Cluj, e gentilmente fornite alla stampa a fini divulgativi, la premiazione di coach Walter De Raffaele davanti ai 3mila del Palasport Taliercio

L'allenatore livornese, Walter De Raffaele, dal 2011 alla Reyer Venezia prima come vice e poi, dal 2016, come head coach, ha toccato quota 400 panchine con la società lagunare. "Un traguardo storico che mi inorgoglisce. Grazie alla mia famiglia e a tutto il mio gruppo. Qui la possibilità di non stare a guardare soltanto i risultati"

di Giacomo Niccolini

Nel fast food del panchinificio italiano c’è chi può essere considerato davvero un presidio slow food, sinonimo di lentezza che significa qualità. Ed è bello, ma soprattutto motivo d’orgoglio, sapere che questa mosca bianca nel panorama dei tecnici, la “chiocciola d’oro” in fatto di panchine tricolore, sia tutto made in Leghorn. Un prodotto nostrano, cresciuto a schiaffi di salmastro e libeccio, scuola Libertas prima e Don Bosco dopo, prima di spiccare il volo divenendo uno dei migliori e più vincenti allenatori della storia del basket italiano. Tutto questo ha un nome e un cognome ma soprattutto la faccia di chi ha guadagnato tutto, senza mai superare la fila, senza mai i bollini dello sconto sulla tessera della vita. Per chi non avesse ancora capito di chi stiamo parlando si tratta di Walter De Raffaele che nella serata di martedì 24 gennaio, davanti a 3mila persone che si sono alzate ad applaudirlo, ha raggiunto il traguardo delle 400 panchine come head coach della Umana Reyer Venezia. Un record assoluto per il nostro Paese (raggiunto nella serata di EuroCup che per inciso ha visto trionfare i veneziani per 95 a 90 contro i rumeni del Cluj Napoca) che trova eguali e qualche esempio forse ancor più fulgido nella misura di qualche decina, solo superando i confini dello Stivale.
Ad annaffiare le radici di questa longevità tecnica ci sono, senza ombra di dubbio, le piogge dei successi che hanno fatto crescere la fiducia nei suoi confronti da parte della presidenza, della dirigenza lagunare e di tutto l’ambiente fatto da spettatori, tifosi e squadra: si parla di due scudetti (di cui uno storico nel 2017 riportando il tricolore in laguna dopo ben 74 anni, l’altro nel 2019), una Coppa Italia (2020) e una Fiba Euro Cup (2018). Un percorso che inizia ormai nel “lontano” 2011 quando il tecnico livornese arriva come vice di Mazzon prima e come secondo di Recalcati dopo per poi prendere in mano il timone della panchina come capo allenatore nel 2016.
“Sicuramente i successi – commenta il tecnico livornese al telefono con QuiLivorno.it all’indomani dello storico traguardo raggiunto – hanno fatto passare gli anni più velocemente, non lo nego. Ma la ricetta, se vogliamo utilizzare il paragone culinario, non sta soltanto qui. Il fatto di arrivare a 400 panchine da head coach e quasi 600 se contiamo anche quelle fatte come vice, è una concomitanza di fattori non da poco”.
Come per ogni successo, come ad ogni traguardo raggiunto in volata o sui pedali, ad applaudirlo all’arrivo c’è sempre stata la sua bellissima e numerosa famiglia, vero e proprio pilastro e ingrediente fondamentale di questo “piatto stellato”. Così tra gli applausi dei tremila mentre De Raffaele alzava la maglia con il 400 sulle spalle, si sono aggiunti anche quelli delle persone a lui più care.
“Anche nella giornata di martedì c’erano i miei affetti più importanti: mia moglie e i miei figli. Il mio vero pilastro. Quelli che oltre a supportarmi mi sopportano, perché mica è facile sopportare uno come me (ride, ndr). È stata una bella festa in campo. Per me è stato emozionante, una bella emozione davvero. Una soddisfazione enorme per me e un traguardo che mi inorgoglisce non poco”.
Il segreto di questo successo?
“Al di là dei risultati, che sicuramente come ho detto hanno aiutato in tutti i sensi, c’è anche un discorso di empatia, una condivisione di valori con il club con il presidente, la proprietà e tutto l’ambiente. Tredici anni sono tanti. Anche se guardo in casa mia in questo tempo è arrivato un figlio in più e tante cose sono cambiate. Alla fine stiamo parlando quasi di un quarto della mia vita. Non è poco”.
Un particolare grazie, al di là di quello doveroso alla tua famiglia?
“Ai tanti collaboratori che sono e sono stati con me in questi anni, al gruppo storico dei giocatori rappresentato da Stone, Haynes, Bramos, Tonut, De Nicolao, Cerella, Watt. Questo è il gruppo storico che cresciuto con me. Questa è un po’ la particolarità di qua: scegliere le persone e farle crescere al meglio. Un grazie anche a Gianluca Tucci che è il mio assistente che sta con me da sempre. Con tutti loro si è creata una sintonia in tutto nonostante i tanti cambiamenti che si sono registrati durante questi anni. Alla fine quello che rimane è l’unità di intenti che va poi ad incidere sul lavoro, sulla crescita, sui valori che vengono trasmessi anche fuori dal campo. Ecco cosa succede qui alla Reyer Venezia. Un ambiente unico che ha permesso tutto questo”.
Ti senti un esempio da seguire?
“Qui, ripeto, è una situazione ideale dove poter maturare. Ma come in tutte le cose che funzionano servono anche tanti fattori che collimano all’unisono: il momento, la dirigenza, la proprietà, l’ambizione, i tifosi e anche i risultati perché quelli aiutano a far scorrere il tempo più velocemente. Per non parlare dell’empatia a livello umano. Questa è ormai è una seconda casa per me”.
Prima della nomina di Pozzecco sei stato in lizza anche per sederti sulla panchina della nazionale. Ci pensi sempre per un futuro?
“È  chiaro che resta sempre un desiderio e un obiettivo. Si cerca sempre di andare avanti con ambizioni e obiettivi diversi, altrimenti uno poi si siede”.

E nel mondo del mordi e fuggi, del se non vinci non rimani, del vinci per forza altrimenti sei fuori, come cantava Lo Stato Sociale nel famoso tormentone sanremese della vecchia che balla, Walter De Raffaele è come il ragù della nonna sulle tagliatelle la domenica: quel sapore di buono che ti riconcilia con il mondo. Complimenti coach… e altre 400 così!

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