“Sonnambuli”. Goldoni invaso per la prima dei Mayor
Standing ovation del pubblico per il ritorno della Compagnia. Danza, musica e teatro in un’atmosfera notturna, quasi onirica, in grado di riflettere incubi, ambizioni e paure
Cuscini che, come nuvole sospese, pendono dall’alto. D’improvviso, sulla sinistra, un dinosauro che ne morde uno. Poi, tanti oggetti da casa, un materasso, delle sedie, un attaccapanni e una foto di Pasolini. Una scenografia decisamente surreale accoglie una platea stracolma, arrivata al Teatro Goldoni per “Sonnambuli”, il nuovo spettacolo della Compagnia Mayor von Frinzius. Appena si arriva quello che si nota è una piazza pienissima di persone, di tutte le età e di tanti giovani. Dentro, c’è qualche minuto di attesa e poi dal sipario spunta lui, il regista e l’”uomo della Compagnia”, Lamberto Giannini. Al suo fianco, ad accompagnarlo nella nuova avventura ci sono il sindaco Luca Salvetti, l’aiuto regista Marianna Sgherri, il responsabile Oami Piergiorgio Curti, il direttore artistico del Teatro Goldoni Emanuele Gamba e il direttore della Banca di credito cooperativo di Castagneto Carducci, Fabrizio Mannari. Luca, un attore della compagnia, invita in modo scherzoso (neanche troppo) i presenti a silenziare i telefoni, ed ecco il via. Più di due ore in un’immersione onirica ma reale, ironica ma riflessiva, del gruppo ma anche del singolo. “Non è mai abbastanza. Il vivere, il respirare, il sognare non sono mai abbastanza. I tuoi occhi non sono mai abbastanza. Il dolore non è mai abbastanza. Poi giunge, inizialmente timido e poi sempre più pungente, il languorino carico di vuoto, privo di significati. Vorresti scappare, vorresti non sentire, è sempre troppo e non è mai abbastanza poco. Urli, ti agiti e torni a respirare, sognare, vivere, ma ormai l’amaro tarlo ti accompagna e vorresti riassaporare il non è mai abbastanza figlio di un’epoca antica che non può tornare. E ti rendi conto che quell’età non è mai abbastanza” recita uno dei testi. Una prima teatrale, di nuovo al Goldoni dopo due anni di attesa, in cui c’è posto per pensieri concreti e umoristici riservati ai temi della violenza e della disabilità, ma anche per momenti leggeri e divertenti dedicati alle discussioni in famiglia o al ricordo di notissimi gruppi musicali del passato (Spice Girls e Backstreet Boys). Per l’intera durata dell’esibizione gli attori si fondono con il pubblico. Scendono dal palco, lo coinvolgono, lo “disturbano”. “Ir budella di su ma a chi butta la roba nei Fossi” recita un cartellone. Non manca infatti il riferimento alla città che da tanti anni (più di 25) incarna la forma dell’amore per i Mayor. Uno strabiliante gioco di luci in cui, per tante volte, il rosso domina la scena: palloncini, coriandoli e il vestito di una delle attrici. Verso la conclusione la disabilità è annientata. Una carrozzina smontata penzola e per i registi (Silvia Angiolini e Rachele Casali oltre a Giannini e Sgherri) è il tempo dei saluti e dei ringraziamenti. Quando tutto sembra finito, il momento più bello. Il pubblico, tutto, si alza, applaude e balla insieme agli attori. Degna conclusione di una serata di magica follia.
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