Giornata della Legalità. Confcommercio: 30mila imprese a rischio usura
La presidente Marcucci: "L'usura penalizza lo sviluppo delle imprese e frena la crescita. Teniamo gli occhi aperti su questo fenomeno che vede purtroppo esposti sempre più imprenditori"
Cattive notizie dall’Ufficio Studi nazionale di Confcommercio, che come ogni anno indaga l’impatto di illegalità e concorrenza sleale sulle imprese. “L’usura penalizza lo sviluppo delle imprese e frena la crescita. Teniamo gli occhi aperti su questo fenomeno che vede purtroppo esposti sempre più imprenditori” sottolinea da Livorno la presidente provinciale Confcommercio Francesca Marcucci. L’appuntamento “Legalità mi piace“, giunto alla sua nona edizione, si è focalizzato sul preoccupante aumento dei fenomeni di usura diffusi in tutto il Paese. “Oggi 30mila piccole aziende del commercio e pubblici esercizi sono considerate a rischio usura. Un numero aumentato anche a causa della crisi innescata dalla pandemia e dalle restrizioni e chiusure che stanno determinando in molti casi perdita di liquidità per gli imprenditori e una crescente difficoltà nell’accesso al credito. L’usura è diventata la piaga principale per le imprese e viene percepito come il fenomeno criminale in maggior aumento da parte degli imprenditori del terziario (per il 27%), seguito da abusivismo (22%), racket (21%) e furti (21%) rispetto al periodo pre-pandemia”. “Oltre all’usura” aggiunge Marcucci “sempre più frequentemente gli imprenditori hanno a che fare con contraffazione, abusivismo, pirateria, infiltrazioni della criminalità organizzata, furti, rapine, taccheggio e corruzione: fenomeni illegali che alterano la concorrenza e comportano la perdita di fiducia degli operatori e la diminuzione degli investimenti impattanti pesantemente sul sistema economico-sociale, con costi alle imprese di oltre 30 miliardi di euro di fatturato all’anno, secondo la stima dell’Ufficio Studi di Confcommercio. Un quadro sempre più preoccupante, che vede inoltre un aumento dei fenomeni di degrado presso negozi e pubblici esercizi, confermati dal 65% delle imprese, specialmente quelle del commercio al dettaglio alimentare e gli alberghi, che considerano peggiorata la qualità della vita nella zona in cui operano”. “Invitiamo forze dell’ordine e amministrazioni pubbliche a non abbassare mai la guardia su questi fenomeni” afferma il direttore di Confcommercio Provincia di Livorno Federico Pieragnoli “che hanno il solo risultato di far chiudere le imprese oneste, far perdere posti di lavoro, non tutelano i consumatori, riducono la sicurezza pubblica e naturalmente alimentano la criminalità organizzata. Ribadiamo a tutti gli imprenditori e alle forze dell’ordine la nostra disponibilità e la massima collaborazione”.
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