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“Il teatro muore se lo si lascia”, il grido di dolore del mondo dello spettacolo

Martedì 23 Febbraio 2021 — 18:30

Tra i tanti artisti scesi in piazza anche Migone: "Per riaprire questi luoghi potremmo benissimo trovare delle soluzioni. Io, come tutti noi, ho una famiglia, dei pagamenti da fare: quello che chiediamo è un semplice aiuto per continuare a svolgere il nostro lavoro"

Una manifestazione organizzata dal Collettivo "Sipari sempre aperti" che ha voluto evidenziare la crisi che i lavoratori del mondo dello spettacolo stanno attraversando ormai da un anno

di Giulia Bellaveglia

Un sipario che si apre sul niente, una serie di sedie vuote e striscioni al grido di “Il teatro muore se lo si lascia”.  È questa la scenografia che il Collettivo delle province di Livorno, Lucca e Pisa “Sipari aperti sempre” ha portato nel pomeriggio di martedì 23 febbraio negli spazi di piazza Grande (foto di Lorenzo Amore Bianco).
Una protesta che, a un anno dalla chiusura dei luoghi della cultura, vuole porre all’attenzione di tutti la crisi che i lavoratori del mondo dello spettacolo stanno vivendo e che non sembra dare cenni di miglioramento.
“Un blocco così prolungato è una sofferenza per noi e per l’intera società – ha affermato Alberto Giorgetti – Siamo coscienti del fatto che esistano necessità primarie da salvaguardare, ma anche lo spirito culturale è importante, motivo per cui oggi siamo qui a chiedere la riapertura di teatri, cinema e di tutti quegli spazi necessari, naturalmente con il rispetto di tutte le misure di sicurezza”.
Una processione a suon di tamburo ha voluto rappresentare, dapprima lo spegnimento e, successivamente, la (tanto attesa) rinascita.
“Il teatro senza il pubblico non è niente, non ha senso – ha commentato Maurizio Coroni – Questa crisi ha evidenziato inoltre delle problematiche già presenti prima della pandemia come ad esempio la precarietà o le numerose tipologie di contratto sottopagate. Il nostro impegno oggi deve essere anche quello di pensare ad alcune proposte che possano contribuire a migliorare la situazione quando saremo nuovamente aperti”.
Attraverso un minuto di silenzio è stato inoltre ricordato Omar Rizzato, imprenditore dello spettacolo che a soli quarantuno anni si è suicidato nella sede della sua azienda per la mancanza di lavoro.
“Per riaprire questi luoghi potremmo benissimo trovare delle soluzioni – ha detto Paolo Migone – Io, come tutti noi, ho una famiglia, dei pagamenti da fare: quello che chiediamo è un semplice aiuto per continuare a svolgere il nostro lavoro”.
Al termine della manifestazione alcune ballerine si sono esibite in una danza che, a conclusione, le ha viste scomparire lentamente dietro il sipario, quasi a voler simboleggiare la cultura che è, purtroppo, venuta a mancare nel corso di questi mesi.

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