Sostegno al Popolo Saharawi: sì alla pace
L’Associazione Livornese Saharawi e l’Associazione Ixnous, che da anni portano avanti progetti a sostegno del Popolo Saharawi, chiedono l’attenzione delle Istituzioni e dell’opinione pubblica e, congiuntamente alla Rete italiana delle associazioni di solidarietà con il popolo Saharawi, denunciano la violazione da parte del Regno del Marocco del cessate il fuoco stabilito nel 1991 e l’attacco al Piano di Pace Onu e alla legalità internazionale. Il Sahara Occidentale, ex colonia spagnola, è l’unico territorio dell’Africa che non ha completato il processo di decolonizzazione attraverso un referendum di autodeterminazione, diritto riconosciuto dall’ONU. Questo perché il Marocco, al ritiro dei coloni spagnoli nel 1975, occupò il territorio del Sahara Occidentale, rivendicandolo fino ad oggi come territorio suo. Dal cessate il fuoco del 1991 la popolazione continua a vivere per metà in un accampamento in pieno deserto algerino, sopravvivendo con aiuti internazionali sempre più scarsi, e per metà sotto l’occupazione marocchina e subendo continue e feroci violazioni dei diritti umani quali sparizioni, detenzioni illegali, torture.
Il 13 novembre scorso il Marocco ha violato un limite stabilito dall’ONU per garantire la tregua allo scopo di far transitare illegalmente le merci e il popolo saharawi ha manifestato per denunciare il fatto. Da ciò è scaturita la ripresa del conflitto. Le associazioni livornesi chiedono all’Amministrazione Comunale di prendere una posizione ufficiale di condanna dell’aggressione marocchina, di adoperarsi per proporre misure economiche di contrasto al traffico illegale di merci da parte del Regno del Marocco, di sostenere la nomina dell’inviato speciale del Segretario ONU per riprendere i colloqui tra le parti al fine di convocare il referendum di autodeterminazione, di proporre di dare mandato alla MINURSO come già ad altre missioni Onu nel mondo, di sorvegliare la tutela dei diritti umani. Intanto molti Consigli Comunali italiani ed europei si sono già espressi con atti di denuncia e sostegno. Ad aggravare la situazione già drammatica del popolo saharawi c’è stata la proclamazione. annunciata dal Presidente uscente Trump il 10 dicembre scorso, che riconosce le illegittime pretese territoriali del Regno del Marocco sul Territorio Non Autonomo del Sahara Occidentale.
Molti parlamentari di vari Stati Membri dell’Unione Europea hanno scritto una lettera al neo-eletto presidente statunitense Joe Biden (sottoscritta da numerosi parlamentari, sindaci e consiglieri italiani e in attesa di firma anche da parte del nostro Sindaco) chiedendo la revoca di questa illecita proclamazione. Si tratta infatti di una palese violazione del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite sotto molteplici aspetti. Il Sahara occidentale, ex colonia spagnola, è un territorio definito da confini internazionali retaggio dell’era coloniale e abitato da un popolo sovrano il cui diritto inalienabile all’autodeterminazione è riconosciuto dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sin dal 1963, con l’inclusione di detto territorio nella Lista ONU dei Territori Non Autonomi. Tale status è stato ulteriormente consolidato dal parere consultivo della Corte di Giustizia Internazionale nell’ottobre 1975, oltre a varie altre sentenze in merito, tra cui quella della Corte Europea di Giustizia che, nel 2016 e nel 2018, ha statuito che il Sahara occidentale, in virtù della Carta delle Nazioni Unite, gode di “uno status distinto e separato” rispetto al Regno del Marocco e che “il territorio del Sahara occidentale non costituisce parte del territorio del Regno del Marocco”. Negli ultimi trent’anni, il Regno del Marocco e il Fronte Polisario, unico e legittimo rappresentante del popolo saharawi, sotto l’egida dell’Onu hanno concordato un Piano di Regolamento che prevede che si consenta al popolo saharawi di esercitare il suo diritto inalienabile all’autodeterminazione e all’indipendenza attraverso un referendum libero, trasparente e democratico che, sfortunatamente, è in stallo a causa della decisione unilaterale delle autorità marocchine di venir meno a tale accordo vincolante.
Il Sahara occidentale resta l’ultimo territorio africano da decolonizzare e il popolo saharawi, che dal 1975 soffre l’occupazione militare marocchina di parte del suo territorio in violazione delle Convenzioni di Ginevra del 1949, ha strenuamente difeso il suo diritto all’autodeterminazione e all’indipendenza nel pieno rispetto del diritto internazionale e tenendo fede al regolamento pacifico del conflitto.
Intanto, in assenza di mandato di sorveglianza sui diritti umani alla missione ONU presente nell’area, continuano indisturbate le violazioni dei diritti umani da parte del Regno del Marocco nei confronti dei saharawi che vivono nel Sahara Occidentale occupato. La “Rete Saharawi – Solidarietà italiana con il popolo saharawi ODV” si unisce alla famiglia del prigioniero civile saharawi Mohamed Lamine Aabidin Haddi nel chiedere al Regno del Marocco il rispetto dei diritti umani nelle sue prigioni, il diritto a ricevere cure mediche adeguate, il diritto di essere portato in una prigione vicino alla sua famiglia nel territorio del Sahara Occidentale. Mohamed Lamine Aabidin Haddi, membro del gruppo Gdeim Izik, è stato condannato ingiustamente dall’autorità marocchina a una pena di venticinque anni, vive in detenzione disumana nella prigione locale di Tiflet 2 e sta effettuando lo sciopero della fame da mercoledì 13 gennaio scorso, a tempo indeterminato, fino a quando tutte le sue giuste richieste non saranno soddisfatte, nonostante l’isolamento e le gravi condizioni di salute in cui versa e l’impossibilità da parte dei familiari di fargli visita. L’Associazione Livornese Saharawi e l’Associazione Ixnous si uniscono all’appello e chiedono alle Istituzioni cittadine di intervenire con urgenza facendo pressione al Governo italiano per una presa di posizione in difesa dei detenuti che si trovano in condizioni disumane nelle carceri marocchine e in difesa di tutto il Popolo Saharawi.
Associazione Livornese Saharawi e Associazione Ixnous
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