“Mi manchi come un concerto”. Parla l’autore della scritta diventata virale
L'autore, artista labronico già noto per il suo progetto All You Can B(eat): "Non mi aspettavo assolutamente tutto questo successo. Il primo a condividere la foto è stato il bassista Saturnino. Il mio vuole essere un messaggio di speranza"
Un successo inaspettato che, foto dopo foto, ha girato il mondo dei social network arrivando ad essere condivisa da artisti del mondo della musica del calibro di Saturnino, Laura Pausini, Tiziano Ferro, Elisa e gli Zen Circus e da giornali del calibro de "La Repubblica"
L’arte di strada come grido, come urlo di libertà. Una scritta vista mare, cullata dal rumore delle onde, dalle note sibilate del vento. “Mi manchi come un concerto” è la nuova idea dell’artista e fotografo livornese Gabriele Milani.
Dopo All You Can B(eat), le cui opere adesso sono esposte al Musec di Lugano, tra i più importanti musei di arte contemporanea e selezionate nella prestigiosa fondazione Contribute.to, continua a far parlare di sé grazie alla potenza dei social e della sua mente. “E’ un messaggio di speranza, di voglia di libertà – ci ha raccontato telefonicamente Milani – Ho cercato di farla in maniera più naturale possibile, ognuno di noi sa quale sia la propria mancanza”. Un successo inaspettato che, foto dopo foto, ha girato il mondo dei social network arrivando ad essere condivisa da cantanti del calibro di Laura Pausini, Tiziano Ferro, Elisa e gli Zen Circus. La notizia è arrivata alle emittenti radiofoniche nazionali come Radio DeeJay e Virgin Radio, ne ha parlato LaRepubblica.it, il mondo, per un attimo, si è fermato a guardare quella scritta. “Non mi aspettavo un successo del genere – continua il performer livornese – È chiaro che quando fai una cosa così lo fai per essere visto, ma non avrei immaginato tutto questo. Ho cercato anche di non espormi più di tanto, hai mai visto uno street artist fare le foto a quel che fa?”. E poco importa se dopo pochi giorni sono state rimpiazzate da una pubblicità di materassi, perché l’arte di strada è imprevedibile, può durare un giorno come un anno, ma il messaggio no, quello ce lo ricorderemo per un po’ di tempo. Come un concerto.
Gabriele colpisce ancora, come ti è venuta l’idea?
“E’ un messaggio di speranza, la forza del manifesto è quella. Veniamo da un anno difficile, la voglia di libertà di un settore poco aiutato, i cantanti vogliono esibirsi, il settore della musica e dei teatri è in crisi”.
Che concetto hai di mancanza?
“E’ un grido di libertà, per un periodo estremamente difficile. Ognuno di noi ha una mancanza, un amore finito, una mamma, un parente. Ognuno di noi sa cosa significa la mancanza, il concerto si identifica in una libertà che non abbiamo, come il non poter decidere di andare a Roma”.
Te lo aspettavi?
“Sinceramente no. Quando scendi in strada sai che fai una cosa per essere visto, ho cercato di dargli un taglio da quindicenne innamorato, il più naturale possibile. Le lettere non sono precise, non mi sono fatto duemila domande su come scriverla. Non ho fatto alcuna foto poi perché in quel caso l’autocelebrazione mi avrebbe sminuito il mio lavoro. E’ chiaro che però fa piacere vederla rimbalzare ovunque”.
Infatti in pochi giorni, è stata condivisa da migliaia di persone e artisti famosi…
“Saturnino è stato il primo, poi Elisa, Tiziano Ferro, hanno cercato di capire chi fosse l’autore della scritta, hanno indagato (ride, ndr). Io però non ho mai scritto a nessuno di loro, la forza della foto è la scritta e viceversa. Capisco che l’artista di strada viene visto male, lo capisco perfettamente che per qualcuno potrebbe essere visto come un deturpamento, ma spesso, come in questo caso, è un grido”.
La riprova del tuo non apparire è la firma appena accennata, come mai questa decisione?
“Perché avrebbe sminuito il mio lavoro, sarebbe stata controproducente. L’importante è la città, Livorno è Livorno e nessuno ce la potrà rubare. Tanti si sono interrogati sul luogo, qualcuno pensava fosse il lungomare di Napoli, altri quello di Salerno. Invece si vedeva bene la targa del Comune, è questo l’importante, se poi qualcuno riconosce il mio lavoro sono contento, sennò non importa, quello che conta è il messaggio”.
Quale sarà il tuo primo, prossimo, concerto?
“Quello dei Red Hot Chili Peppers a Firenze, dovevo andarci la scorsa estate ma per ovvie ragioni si è fermato tutto. Lo hanno posticipato a questa estate che verrà, sperando che ci sia il via libera, non vedo l’ora!”.
Tra “I Quattro Mori tatuati” e la scritta c’è un lasso di tempo di un anno, cosa hai fatto?
“Nel frattempo ho fatto da curatore alla mostra della Svs, mi sono appassionato e sono diventato volontario attivo contro l’emergenza. Un’esperienza gratificante quanto terribile, ti rendi conto di quante persone entrano giornalmente nel reparto Covid, vedere l’allentamento delle misure è capibile, però ci sono cose che potrebbero essere evitate, lo vedi sulla tua pelle e rimani gelato”.
Dal punto di vista artistico invece?
“Quel progetto è stato selezionato dal museo di arte contemporaneo Musec di Lugano dove ho una mostra ancora in corso, seppur ferma temporaneamente, la sorpresa è diventato di interesse museale. Sono stato inserito poi in un progetto Contribute.to, una selezione di grandi collezionisti che hanno creato questa piattaforma per sostenere artisti, non ti puoi iscrivere, devi essere invitato. La mia galleria sia chiama 29artsinprogress. È una bella cosa, per capirci, uno dei fondatori ha diversi Basquiat in casa”.
Non ti sarebbe piaciuto fare qualcosa anche qua su Livorno?
“Assolutamente sì, ogni tanto provi ad affacciarti qui per fare installazioni. In questo momento hanno da pensare a tutt’altro però potrebbe essere un’opportunità per entrambi, ci sono luoghi abbandonati da anni e fare una sorta di galleria d’arte sarebbe un’ottima occasione per rivalorizzarli”.
Torniamo alla scritta, in pochi giorni è stata già rimpiazzata, ti dispiace?
“La cosa che mi ha fatto strano è stata che il manifesto è stato sfitto per mesi e l’altro è ancora senza pubblicità. Sembra sia stato fatto volutamente, magari dava un’impressione di degrado. È anche il bello della street art, può dare un giorno o un mese, forse era meglio lasciarla un pochino di più. Ieri mi ha chiamato il Tgr e questa scritta non la trovava, è stato un attimo spiazzante, mi è dispiaciuto”.
Anche quando vediamo delle teste di Lego sparse per la città dobbiamo pensare a te giusto?
“Esatto, ci sono anche quelle! L’ultima è al semaforo della Rosa, è un altro modo di mandare un messaggio di speranza al 2021. La maggior parte sono state rubate (ride, ndr), dopo un iniziale malessere ho guardato il bicchiere mezzo pieno. Se qualcuno è disposto ad andare lì e prenderle significa che li piacciono, guardiamolo da questo punto di vista, dai!”.
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