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La nuova “normalità” sportiva: Marchi e la scherma “su Zoom” al tempo del Covid

Martedì 17 Novembre 2020 — 16:05

Tommaso, livornese che ha fatto carriera nella scherma svedese, ci ha raccontato come si vive la pandemia "al nord", che limitazioni hanno e come riescono ad allenarsi

di Chiara Montesano

La pandemia da Covid-19 ha cambiato la vita di tante persone, compresa quella di molti sportivi che, soprattutto durante il primo lockdown, non si sono potuti allenare e portare avanti quello che per alcuni è un lavoro.
Livorno è notoriamente una città di sportivi, per questo abbiamo deciso di raccontare la vita di alcuni nostri concittadini durante questo periodo particolare.
Tommaso Marchi ha 28 anni e da 3 vive in Svezia dove lavora come Commissario tecnico della nazionale di fioretto femminile. Un orgoglio livornese espatriato nei paesi nordici per seguire i suoi sogni. Un po’ per curiosità e un po’ per voglia di viaggiare, Tommaso ha scelto di accettare la proposta di lavoro, lasciando il circolo di scherma Raggetti di Firenze per cui lavorava da 5 anni. Sì, perché Tommaso aveva 21 anni quando è diventato il più giovane maestro di scherma d’Italia. 

Lo abbiamo raggiunto telefonicamente per farci raccontare come sta vivendo e affrontando questo periodo di pandemia.

Qual è la situazione Covid in Svezia? Come state vivendo questa pandemia?
“La seconda ondata è particolarmente pesante. Qui in Svezia non c’è l’obbligo di indossare le mascherine o grosse regole da seguire come in Italia. Ci sono solo raccomandazioni che si basano sul senso civico delle persone. C’è attenzione ma non c’è mai stata una regolazione. Sono stato in Italia questa estate e la pandemia è percepita in modo diverso, qui in Svezia sembra una cosa lontana. Le prime restrizioni sono arrivate tre settimane fa: gli eventi pubblici fino a ieri erano consentiti con massimo 50 persone, da oggi siamo scesi ad 8. C’è lo stop alla vendita di alcol dalle 22 ma durante la giornata è tutto aperto e non ci sono restrizioni nelle persone all’interno dei locali come bar e ristoranti”. 

E per quanto riguarda lo sport?
“Per quanto riguarda lo sport ci siamo sempre potuti allenare ma adesso solo i ragazzi fino al 2005 possono allenarsi, almeno per le prossime 3 settimane. Gli atleti under 20 e under 17 invece stanno lavorando separatamente facendo preparazione atletica ma niente tecnica. Io seguo la nazionale assoluta e adesso non siamo autorizzati a fare i ritiri collegiali”. 

Avete variato qualcosa negli allenamenti?
“Al momento con la nazionale facciamo allenamenti su Zoom ogni 2 settimane. Con la giovanile e i miei ragazzi stiamo facendo tutta preparazione atletica. Possono allenarsi in gruppi di 2 ma non possono fare allenamenti collettivi. Eravamo ripartiti a fare gare a livello nazionale, poi sono arrivate le restrizioni”. 

Ci sono state gare internazionali durante l’anno?
“Niente gare internazionali, l’ultima è stata a febbraio. Dopo gli europei giovanili U20 – U17 è scoppiata la pandemia in Italia e si è fermato tutto”. 

La scherma era considerata uno sport di contatto e questo ha rallentato la ripresa. Ora non risulta più come tale e la cosa si è ridimensionata. Anche in Italia, nelle zone rosse, i club possono allenarsi… 
“Non è stato comunicato come si ripartirà. Ci sono delle idee di fare delle specie di bolle per gli atleti (possono muoversi solo in albergo e in zona gara e avere contatti solo con chi ha un tampone negativo, ndr), usare una sola location per tutte le armi e fare le gare durante un solo fine settimana. Volevano ripartire a gennaio ma sembra difficile. È tutto poco chiaro e questo non aiuta perché le federazioni dovrebbe avere una comunicazione più di aiuto per club e squadre e per i professionisti, perché questo è il loro lavoro e la loro vita. Ovviamente ci sono altre priorità ma ci sono persone che vivono prettamente di questo. Comunicare qualcosa sarebbe importante”. 

Come stai vivendo te questa situazione?
“Sicuramente è un periodo difficile, sia a livello privato che di carriera. Devi riuscire a fare un lavoro di gestione delle energie e di motivazione, su di te e sugli atleti e i ragazzi. È difficile per tutti questi mesi tenere alta la motivazione, soprattutto quando lo sport si basa su obiettivi, scadenze e record e questi vengono a mancare. Devi tirare fuori certe cose che non hai neanche mai studiato. È un periodo di emergenza, è un dare ma anche un ricevere. I miei ragazzi mi stanno dando tanto anche facendo allenamenti su Zoom o con -12°C a correre fuori. Devo essere solo contento e orgoglioso di questo. È dura perché sei lontano da casa, i miei lavorano nel sanitario quindi è sempre un pensiero sapere che lavorano come pazzi senza sosta da febbraio. È un momento in cui tutti proviamo a resistere; abbiamo i nostri breakdown e dobbiamo cercare di tenere duro, dobbiamo aiutarci a vicenda” 

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