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D’Attilio torna da prefetto nella sua città. “Covid? Controlli sì, ma niente sceriffi”

Martedì 18 Agosto 2020 — 13:32

Paolo D'Attilio, 63 anni, nuovo prefetto di Livorno si presenta (nuovamente) alla sua città. Prende in mano il testimone del suo predecessore Gianfranco Tomao. "Effetto Venezia? Sembra studiata bene con criteri che rispettano le norme. Mercoledì 19 agosto una riunione tecnica per gli ultimi accorgimenti"

di Giacomo Niccolini

Dieci anni. Possono essere una vita intera come un soffio, un amen. L’ultima volta che Paolo D’Attilio (nella foto di Lorenzo Amore Bianco), oggi 63 anni, uscì dalla porta del Palazzo del Governo con la carica di vicario sulle spalle era il 25 settembre del 2010. In tasca un biglietto per Genova dove avrebbe svolto lo stesso ruolo per circa sei anni prima di diventare prefetto e recarsi a Roma al Ministero dove ha svolto un ruolo di prestigio e di primaria importanza come quello di direttore centrale dei servizi demografici dando indicazioni a tutte le 103 prefetture italiane. “Davo indicazioni generali a tutti i prefetti. Anche a quelli bravi e importanti come quelli di Roma e Milano – dice con il sorriso sulle labbra il nuovo prefetto di Livorno alla stampa nella sala giunta della prefettura – E’ stata un’esperienza bellissima che mi ha aiutato ad avere una visione d’insieme. Sono arrivato lì a Roma quando partivano due progetti importanti: la carta identità elettronica e l’agenda dell’anagrafe nazionale popolazione residenti. E’ stato il tassello che mancava dall’esperienza territoriale”.
Poi i due anni da prefetto a Massa fino alla notte tra il 7 e 8 agosto quando alle una e trenta di notte è arrivato il messaggio che tanto aspettava. “Il consiglio dei ministri si era interrotto verso mezzanotte per poi riprendere. La nomina ufficiale è arrivata solo nel cuore della notte – spiega D’Attilio – mi è arrivato un messaggio da Roma dove mi davano l’ufficialità: sei stato nominato prefetto di Livorno. Una nomina gradita da me e soprattutto dalla mia famiglia e che mi impegnerà maggiormente, direi il doppio, di un incarico in qualsiasi altra città proprio perché Livorno è la mia città e voglio far bene. Non voglio commettere errori. Qui adesso ho un ruolo, prima ero il collega e l’amico Paolo adesso con le tante persone che ho conosciuto qui in città e in questo palazzo mi si impone un ruolo e una distanza che farò fatica a mantenere ma che sarà talvolta necessaria proprio per il ruolo che investo”.
D’Attilo arriva proprio all’alba della nuova ordinanza del Ministero della Salute emanata il 16 agosto e che impone nuovi divieti e una maggiore stretta per quanto riguarda le norme di prevenzione della diffusione del  Covid. “Ci saranno sicuramente controlli. Le regole sono importanti e vanno seguite. Ma non voglio sceriffi. Metteremo in campo sicuramente tutte le forze disponibili per far sì che le norme vengano seguite e perseguite ma le sanzioni e le multe arriveranno cum grano salis“.
Venerdì 21 agosto prenderà il via Effetto Venezia e il prefetto sembra avere già la situazione sotto controllo. “Ho incontrato il sindaco lunedì 16 agosto e ho già adocchiato il piano per questa manifestazione. Sembra una manifestazione pensata e studiata bene incanalata sui giusti binari della prevenzione con spettacoli suddivisi in molte zone della città e accessibili solo su prenotazione, obbligo di mascherina e molti steward in campo. Quanti saranno? Dai 90 ai 130, molti di più di quelli che erano stati inizialmente preventivati, e aiuteranno i visitatori a rispettare le regole nonché serviranno per un effetto di deterrente visivo e di emulazione positiva nel seguire le norme. Le bancarelle di Effetto Venezia? Su questo aspetto voglio vederci chiaro. Mercoledì 19 agosto avremo un incontro in cui valuteremo tutto quanto è già stato comunque sottoposto e approvato dal mio predecessore Tomao, anche alla luce delle nuove regole in vigore. Dopo la riunione sapremo sicuramente essere più precisi in merito alla kermesse cittadina”.
Il nuovo prefetto analizza anche la questione “movida” a più ampio raggio. “La movida a Livorno, nella misura e nelle dovute proporzioni, c’è sempre stata. Mi ricordo anche quando ero qua con il ruolo di vicario fin dai primi anni 2000 con il nascere delle baracchine, dei motorini sul lungomare, i comitati che nascevano, Calafuria. Non è mai cambiato niente. Adesso, in questo periodo storico particolare di convivenza con questo virus, ci sono solo delle norme in più da rispettare. Ed è giusto farlo. Il distanziamento interpersonale e la mascherina indossata bene sono elementi imprescindibili che ci hanno tutelato fino ad oggi e su questa strada dobbiamo continuare”.
“Il segreto per fare bene questo importante lavoro nella città in cui si è cresciuti? – conclude D’Attilio – Un collega del Sud mi ha sempre detto di rimanere chiuso dentro il più possibile. Ma qui a Livorno siamo molto più aperti rispetto alle persone del Mezzogiorno. Qui sono cresciuto, ho giocato a basket, ho la mia famiglia i miei amici, conosco mezzo mondo. Come faccio a rimanere chiuso dentro? Il mio carattere è di una persona molto aperta ma devo rispettare le regole e il ruolo. E quindi questo un po’ lo subisco, ma devo farlo. Ce la metterò tutta per fare bene e dare il meglio che posso”.

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