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Chiude dopo 45 anni negozio di scarpe

Venerdì 5 Giugno 2020 — 15:47

Sabato 6 giugno sarà l'ultimo giorno di apertura dello storico esercizio commerciale del centro città. Il titolare: "Grazie a tutti ma era impossibile andare avanti"

di Giacomo Niccolini

Sei giorni prima il mito della motocicletta italiana, Giacomo Agostini, vince a Brno il suo quindicesimo titolo mondiale mentre il giorno stesso dell’inaugurazione, l’Agenzia Spaziale Europea lancia in orbita la sua prima sonda denominata Cos-B. Era un sabato quel 30 agosto del 1975 quando Furio Mantovani (nella foto) brindava sul marciapiede di via Cambini con amici, parenti e futuri clienti, all’apertura del suo negozio di calzature che, per 45 lunghi anni, è stato un vero e proprio punto di riferimento del commercio cittadino. Si accesero così le luci all’interno di “Cama’s”, vera e propria boutique della scarpa e della moda. Il nome del negozio, strano all’apparenza, altro non è che l’accostamento di due cognomi: Mantovani per l’appunto e quello dell’altro socio, il cugino Cabella, con l’aggiunta di un tocco anglofono che non guasta mai: quella esse finale preceduta dall’apostrofo tipico del genitivo sassone che indica appartenenza, come a ribadire: questo negozio è di Cabella e Mantovani: ed ecco dunque Ca-Ma’s. “Per i primi 4 anni ho lavorato a fianco di mio cugino – spiega il titolare Furio Mantovani a QuiLivorno.it – Poi sono andato da solo, portando avanti l’azienda con una commessa e insieme a mia moglie Paola (Galleni, ndr). Solo negli ultimi dieci anni anni a darmi una mano è subentrata anche mia figlia Serena”.
E dopo così tanto tempo la decisione sofferta di chiudere quella saracinesca che ogni giorno, con fatica, Furio, oggi uno splendido 76enne in piena forma che ne dimostra almeno dieci meno, ha alzato con tanta passione e dedizione. “E pensare che è nato tutto per caso, come  tutte le più belle cose – spiega – Ho giocato tanto a calcio, altra mia grande passione (Mantovani è anche un tifoso sfegatato dell’Inter, passione nerazzurra che non nasconde di certo, ndr) e nel 1972 giocavo a Pieve a Nievole. Mi ricordo che feci una doppietta nel derby di categoria contro il Montecatini e il presidente per premiarmi del gesto atletico che ci regalò la vittoria, mi dette in dono un quadro, una poltrona, un paio di stivaletti e un paio di scarpe. Mi ricordo che un amico mi vide indosso queste calzature che mi guadagnai grazie ai miei gol e mi chiese se potevo procurarle anche a lui. Da lì è iniziata la passione per questo lavoro e per le scarpe”.
A distanza di così tanto tempo però la decisione sofferta di chiudere e spegnere un’altra vetrina del centro città. “Era da un po’ che mi ronzava in testa questa idea. Lo scorso anno ho avuto un acciacco che mi ha fatto pensare al futuro. Oggi come oggi, per un’azienda a conduzione familiare, è sempre più difficile andare avanti. Se vi guardate in giro i negozi che ce la fanno sono sempre più quelli in franchising di grandi marchi. Se dispiace? Eccome… lascio un pezzo di cuore qui in via Cambini. Amici, negozianti, persone che tutti i giorni si affacciavano per dirmi magari un solo ciao. E’ un grosso dispiacere. Ma non avevo più alternative. Dopo gli anni d’oro del commercio dal 2008 la situazione è andata sempre più in declino. La crisi ha colpito tutti. Senza considerare che questo Coronavirus ci ha messo in ginocchio definitivamente. Se prima dell’emergenza sanitaria avevo solo una mezza idea di abbassare la saracinesca, questo lockdown ci ha fatto alzare definitivamente bandiera bianca. In un primo momento ho pensato anche di non riaprire più. Poi la voglia di salutare tutti i miei clienti è stata troppo più forte. Sabato 6 giugno sarà l’ultimo giorno di apertura. Chi vuole può passare a dirci ciao. Cosa farò? Mi dedicherò ai miei hobby e alle mie passioni. Qualche gabbionata? Perché no… magari con Massimiliano Allegri, per me Acciuga, amico di sempre, ai Bagni Lido. Vediamo… una cosa è certa: questo lavoro e questo negozio mi mancheranno davvero”.

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