Da Modigliani a Schiele. Le avanguardie europee a Casa d’Arte Bragaglia
La conferenza/mostra "Da Modigliani a Schiele. Le avanguardie europee a Casa d’Arte Bragaglia", promossa dal Comune di Collesalvetti, ideata e curata da Francesca Cagianelli in occasione del Centenario di Amedeo Modigliani
In onda sabato 18 gennaio 2020, ore 11.00, alla Pinacoteca Comunale Carlo Servolini, la conferenza/mostra “Da Modigliani a Schiele. Le avanguardie europee a Casa d’Arte Bragaglia”, promossa dal Comune di Collesalvetti, ideata e curata da Francesca Cagianelli in occasione del Centenario di Amedeo Modigliani.
Messa in campo non solo per onorare la fortuna italiana di Amedeo Modigliani, ma soprattutto per storicizzare la questione della ricezione dell’arte modiglianesca in uno dei circuiti più internazionali della Roma primonovecentesca, Casa d’Arte Bragaglia, l’evento sarà costituito da un affondo sulle strategie promozionali di Anton Giulio Bragaglia, regista, fotografo e saggista (Frosinone, 1890 – Roma, 1960), noto tra l’altro per il suo “Fotodinamismo futurista“ (Roma 1911) e soprattutto per la regia di del muto “Thaïs“ (1917).
In tale occasione sarà possibile inoltre ammirare alcuni straordinari esemplari della rivista “Cronache d’Attualità”, fondata nel 1916 e diretta dallo stesso Bragaglia, in particolare il V fascicolo del luglio 1921, contenente la riproduzione litografica di un disegno di Modigliani, pubblicato con il titolo “Ritratto di donna“ nel volume di Enzo Carli, “Amedeo Modigliani“, con una testimonianza di J. Cassou, De Luca Editore in Roma 1952, Quaderni della VI Quadriennale Nazionale d’Arte di Roma diretti da A. Baldini e F. Bellonzi – (Scheda n. 37 – Ritratto di donna – tav. 38 (fima in basso a destra) – disegno, matita su carta (0,48×0,31), Londra, collezione M.R.J. Sainsbury Esq.).
Una voce bibliografica inedita quest’ultima, di eccezionale importanza, da ritenersi addirittura strategica per comprendere come nel 1921, a poco più di un anno dalla morte, Modigliani costituisse per l’avanguardia bragagliana, un cardine di riflessione europea, sia rispetto a colossi del cubismo quali Picasso e Zadkine, come ai padri dell’arcaismo europeo, in primis Bourdelle, ma soprattutto la falange della Secessione Viennese, incarnata da Egon Schiele, di cui la rivista ospita diversi disegni.
Nell’editoriale della seconda serie delle “Cronache d’Attualità”, riproposte dopo la parentesi della prima guerra mondiale, nel febbraio 1919, Bragaglia promulgava il suo credo estetico, coincidente con la sua infaticabile condotta culturale, votata alla difesa dello sperimentalismo avanguardistico da sempre considerato qualificante ai fini di una moderna espressività.
Ma è a partire dal gennaio 1921, in coincidenza cioè con la terza serie delle “Cronache”, di cui vengono esposte in quest’occasione in Pinacoteca ben cinque esemplari, che Bragaglia radicalizza la sua scelta estetica, enunciando l’istanza democratica di attestazione, al di là di qualsivoglia partigianeria, delle varie e opposte tendenze dei movimenti artistici coevi.
Così, in armonia con le scelte di Casa d’Arte Bragaglia, sulle pagine di “Cronache d’Attualità”, Anton Giulio, insieme con il fratello Carlo Ludovico, spalanca le porte oltre che ai Futuristi, anche ai Cubisti, agli Astrattisti, ai Dadaisti e agli Orfisti, interloquendo con le più prestigiose gallerie di Parigi e di Berlino, in modo da veicolare in Italia un clima di fervido rinnovamento artistico.
E se tra le prime esposizioni di Casa d’Arte Bragaglia dominano, nel 1918, quelle dedicate a Giacomo Balla, a Francesco e Pasqualino Cangiullo e nel 1919 a Giorgio De Chirico, Mario Sironi e Lorenzo Viani, nel 1920 calcheranno la scena della galleria romana, accanto a Gustav Klimt e Egon Schiele, alcuni dei più importanti schieramenti internazionali, quali i Moderni tedeschi, mentre, nel 1921, oltre a Ossip Zadkine, Philippe Hosiasson, Fortunato Depero, sarà la volta dei Moderni Ungheresi, dei Dadaisti, degli Artisti russi.
Proprio nel 1921, sulle pagine di “Cronache d’Attualità” la lungimirante strategia bragagliana, ormai orientata verso un ventaglio di testimonianze illustrative sempre più dilatato, consentirà l’emblematica apparizione del disegno di Amedeo Modigliani, con intendimento assolutamente profetico rispetto al fatidico atto della fortuna modiglianesca in Italia ordito a un anno di distanza da Vittorio Pica in seno alla XIII Biennale d’Arte di Venezia del 1922.
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