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Chiude l’enobar Tassara. Era aperto dal 1935

Lunedì 25 Novembre 2019 — 11:45

Si spengono le luci dopo 84 anni di attività dello storico locale di piazza della Vittoria

di Giacomo Niccolini

Ottantaquattro anni. Una vita e più. La prima saracinesca di quel fondo si alzò nel 1935 grazie a una donna con sette figli che dette vita all’attività in piazza Magenta (allora si chiamava così e non piazza della Vittoria). Un bar che per gli abitanti del quartiere è sempre stato un punto di riferimento, una vera e propria seconda casa anche grazie al grande lavoro che fece Piero Tassara storico e indimenticabile proprietario che ci ha lasciato nell’agosto del 2011.
La palla da quel momento era passata in mano ai figli Riccardo e Fabrizio i quali avevano diviso la gestione dell’attività: al primo insieme ad un socio spettava mandare avanti il bar enoteca mentre al secondo, insieme alla moglie, la tabaccheria comunicante che ha il suo ingresso indipendente in via Demi, appena girato l’angolo.
Da dieci giorni circa a questa parte però una grossa catena tiene insieme i cancelli del bar ormai chiusi. Si spengono le luci sull’enobar Tassara. A raccontare, con tristezza, l’epilogo è proprio uno dei due fratelli, Fabrizio (nella foto sotto l’insegna che recita “1935”), che troviamo ancora dietro il bancone della tabaccheria. “Con la tabaccheria resistiamo – spiega un commosso Fabrizio Tassara – il bar purtroppo non ce la facevamo a portarlo avanti. Abbiamo chiuso prima che fosse troppo tardi, a testa alta senza aver l’assillo di dover pagare un euro a nessuno. La nostra filosofia è sempre stata questa: mai un debito, pagamenti sempre anticipati. Il problema è che i tempi sono cambiati e che adesso un’attività come quella di un bar-enoteca è molto onerosa sotto tanti punti di vista. Abbiamo avuto tante difficoltà nel corso di questi anni e abbiamo sempre cercato di fronteggiarle magari cadendo e rialzandoci. Ma sommate una dietro a quell’altra alla fine non abbiamo potuto far altrimenti”.
I ricordi corrono lontani e vengono fuori accorati. “Mia nonna. Dobbiamo tutto a quella gran donna di mia nonna che per dar da mangiare a sette figli aprì per prima questo bar. Siamo sempre stati qui – ricorda Fabrizio – Poi mio padre Piero che dal 1961, anno della mia nascita, al 1981, anno del mio matrimonio, prese anche la gestione del bar-ristorante dei Bagni Pancaldi-Acquaviva. Ne abbiamo viste tante e abbiamo ricevuto tanto affetto dai nostri clienti che con il tempo sono diventati amici, frequentatori abituali. Dispiace tanto essere arrivati a questo punto ma adesso era l’unica cosa giusta da fare. Noi, come famiglia Tassara, siamo ancora qui nella tabaccheria a fianco”.
La porta interna che collegava il bar alla rivendita di tabacchi è ancora aperta. Lo scenario è rappresentato da un bancone vuoto, qualche sedia appoggiata al muro e il listino della caffetteria ancora esposto sulla parete. “Fa male – conclude Fabrizio – io ancora non ho realizzato”. Ma la realtà è questa. Un “lucchettone” all’ingresso parla chiaro.

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