Grazie, immensamente grazie, per la nuova piccola vita
“La c’è la Misericordia !”, avrebbe esclamato Renzo Tramaglino, promesso sposo di Lucia Mondella, se, anziché arrivare a Milano, nel giorno dell’assalto ai forni da parte d’una folla inferocita per la carestia, l’anno di grazia 1628, si fosse trovato a Livorno, in zona Montenero, nel primo pomeriggio del 2 marzo 2019. Per terra non c’erano quelli che il giovane, sprovveduto e disinformato, giudicò i pani della Provvidenza. In via di Montenero, per terra, c’era una giovane donna che stava partorendo. Impossibile muoverla, irrigidita com’era dai dolori, improvvisi e violentissimi. Neanche per adagiarla sul vicino divano. Tantomeno per caricarla in macchina e portarla in ospedale. Per buona sorte è andata bene. Anzi benissimo. Ma se non fosse stato questo l’esito? Come intervenire nell’eventualità di complicazioni, quando anche i minuti possono rivelarsi decisivi? E come aiutare ora una madre che si colpevolizza, atterrita anche solo all’idea di ciò che poteva accadere? Così, al sollievo si è associata la paura, crescente, per ciò che non è stato, ma poteva essere. Ma è andata bene. Abbracciata al padre dei suoi bambini, aiutata dai familiari come hanno potuto, scivolata, dalla sedia su cui aveva provato ad appoggiarsi, sul pavimento del soggiorno, quella giovane donna ha dato alla luce un formidabile marmocchio di oltre 4 chili, decisamente vitale, a giudicare dalla funzionalità delle sue corde vocali. E’ andata bene anche grazie ai volontari della Misericordia, chiamati nella disperazione e sopraggiunti quasi subito, mentre il bambino stava nascendo, accolto dalle mani della nonna e della giovane, bella, bravissima dottoressa del Pronto Intervento. Nella stanza dove giocano i ragazzini della famiglia, disseminata di piccoli mezzi di trasporto, giocattoli, seggioline, materiale per disegnare, ritagliare, costruire. Dove, a Natale, viene allestito un bel presepe, quest’anno intitolato: “La Natività. Dal dinosauro all’astronave”. Un modo per riflettere sulla nascita e la sua universalità. Dovunque e comunque nascano le creature. Quasi una preveggenza. Per Rocco, in qualche modo, si è allestito, fuori stagione e senza preparativi, un presepe vivente: lui, appena nato, deposto non sulla paglia, ma tra le braccia della sua mamma, ancora sporco, il cordone ombelicale non ancora reciso, disperato per l’ancestrale paura del freddo, della fame, della solitudine, a malapena consolato dalle carezze e dalle lacrime dei suoi genitori. A proteggerlo, forse, anche la Madonna di Montenero. Qualcuno crede di avercela vista in quello straordinario presepe. Un’unica pecorella, piuttosto smarrita: il cuginetto, 5 anni compiuti il giorno prima, in un angolino, con il suo videogioco in mano, immobile e impaurito da un gioco vero, troppo più grande di lui: la zia che si lamentava, la sua mamma sul cancello ad agitare le braccia e l’ambulanza dentro casa, non sulla discesa di Montenero dove tante volte l’aveva aspettata con trepidazione per vederla passare, colorata e fragorosa. A cose finite, un grosso pianto liberatorio e la domanda: ma i maschi, mamma, non li fanno mica i bambini, vero? Un presepe vivente, dove non sono mancati gli Angeli, scesi al volo,è proprio il caso di dirlo, dall’alto del colle, con gli abiti sgargianti, lo squillo della sirena al posto delle trombe e, soprattutto, il cuore. Piangeva il più giovane di loro. Piangeva davvero. A questi uomini e donne di Buona Volontà, infinitamente Grazie! Grazie per i molteplici interventi in circostanze difficili della famiglia. Grazie per la soddisfazione d’aver vinto il secondo premio dell’annuale Lotteria. Qualche anno fa. Uno splendido Tablet di marca, ma più che altro bianco. Grazie, immensamente grazie, oggi, per il regalo più bello. Una nuova piccola vita. La nonna di Rocco e anche: Pietro, Alessandro, Milena, Giovanni, Lorenzo, Umberto e Leonardo.
Per ora….
Fiorella
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