Aids, una nuova diagnosi di sieropositività ogni 10 giorni
Tra il 10 e il 20 percento dei sieropositivi non è a conoscenza di esserlo: un serbatoio di persone che continuano a trasmettere l'infezione attraverso rapporti sessuali non protetti
In concomitanza con la giornata mondiale di sensibilizzazione contro l’Aids, (sabato 1° dicembre), sono stati presentati i dati relativi alla malattia presente sul nostro territorio. Se ne sono occupati Spartaco Sani, direttore del reparto di Malattie Infettive dell’azienda Usl Toscana nord ovest e Riccardo Pardelli, responsabile sezione Aids del medesimo reparto, che dal 1999 raccolgono dati e annualmente fanno il punto della situazione monitorando l’Hiv.
“Nonostante se ne parli poco – spiega Sani – L’Hiv è un’infezione sempre presente e continua ad essere un problema sanitario di grande rilevanza. Dopo il triste e allarmante primato del 2010, quando furono registrati 43 nuovi casi, a Livorno e provincia ogni anno si registra un numero stabile di nuove infezioni. Dopo i 31 casi del 2016 e i 36 casi del 2017 anche nel 2018, con 35 casi, di cui il 18% sono stranieri, è stata fatta una nuova diagnosi ogni 10 giorni. I sieropositivi residenti nella provincia livornese arrivano così a quota 576 di quali 430 maschi (75%) e 146 femmine (25%). Mentre i pazienti seguiti ad oggi nel reparto di Malattie Infettive sono circa 700 e il 90% di loro sono in terapia”.
“Negli anni le terapie sono cambiate parecchio e oggi i pazienti con Hiv conducono una vita quasi normale – specifica l’Usl in una nota stampa – e le stesse donne sieropositive, se adeguatamente seguite, partoriscono bambini perfettamente sani, risultati fino a pochi anni fa impensabili. Ancora oggi una buona parte dei pazienti giungono tardivamente alla diagnosi quando hanno la malattia conclamata e scoprono contemporaneamente di essere sieropositivi e di avere l’Aids. Dei nuovi casi, un numero significativo è costituito però anche da infezioni recenti – continua il comunicato targato Usl – ciò significa che il virus circola attivamente, un serbatoio di persone infette che continuano a trasmettere la malattia attraverso rapporti sessuali con persone che non sono consapevoli, per molteplici motivi, di essere sieropositivi. Una percentuale che si aggira tra il 10% ed il 20%“.
“Oltre il 90% delle trasmissioni ad oggi – chiarisce Pardelli – avviene per via sessuale soprattutto a causa di un abbassamento della percezione del rischio. Sono due i dati fondamentali, il primo è l’età media, oggi infatti l’età dei nuovi casi scoperti supera i 50 anni, l’altro dato è che un caso su tre si presenta come Aids conclamato, anche questo è legato alla mancanza di percezione del rischio. I decessi legati all’Aids nel 2018 nella provincia di Livorno sono stati 6. Da qui l’importanza dell’esecuzione del test, soprattutto quando si pensa di aver avuto occasioni di incontro del virus come nel caso rapporti sessuali non protetti, promiscui, con persone di cui non si conoscono storie passate di tossicodipendenza o di rapporti sessuali con persone che avevano avuto dipendenze”.
“Non si deve avere paura di fare il test – sottolinea Pardelli – e non solo perché viene garantito con sicurezza l’anonimato, ma perché è utile sia per il paziente, che se scopre di essere sieropositivo precocemente ha una aspettativa di vita simile alle persone non malate, e per la comunità, avendo la possibilità di non trasmettere la malattia agli altri”.
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