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Arrestato rapinatore 70enne. I suoi colpi messi a segno con pistole al peperoncino

Lunedì 11 Giugno 2018 — 11:53

Si chiama Luigi Rotterdam, ha 70 anni, ed è un volto noto alle forze dell'ordine. Nel 2007 la "leggenda" che i soldi di alcuni suoi precedenti colpi fossero serviti per finanziare un orfanotrofio in Brasile

di Giacomo Niccolini

E’ stato arrestato, all’altezza di Cecina, dai carabinieri in borghese su di un treno che da Roma lo stava portando su al nord. Prossima destinazione sarebbe stata, secondo quanto ascoltato nelle intercettazioni telefoniche dai militari, la Svizzera. Poi successivamente il Brasile, paese natale della compagna, dove sarebbe volato insieme a lei nelle prossime settimane. E’ naufragato però presto il progetto di Luigi Rotterdam, 70enne, arrestato per rapina a mano armata e per ricettazione, difeso d’ufficio dall’avvocato Edoardo Castagnola. E’ lui, secondo quanto ricostruito dai carabinieri di Livorno, il responsabile del colpo messo a segno lo scorso 26 maggio alla sala slot Admiral di via Ginori e del recente “blitz” di mercoledì  6 giugno alla Ubi Banca di via dell’Ardenza.
Al momento dell’arresto avvenuto su di un convoglio ferroviario, Luigi Rotterdam, il cui nome e la cui foto sono stati diffusi dai carabinieri durante una conferenza stampa andata in scena lunedì 11 giugno all’interno dei saloni del comando provinciale di viale Mameli, aveva con sé in un borsone tutto il materiale utilizzato per le rapine: due pistole al peperoncino, che nello specifico sparano un getto di sostanza altamente urticante e nebulizzata, con gettata pari a circa due metri, un cappellino nero con visiera, alcuni documenti personali e carte di credito rubate a cittadini e utilizzate per la sua attività criminale, un telefonino e due taglierini.
“Rotterdam, le cui origini sono piemontesi, di Gravellona Toce, in provincia di Alessandria per la precisione, ha passato una vita intera dedita all’attività criminale – spiegano i carabinieri durante l’incontro con i media cittadini – La prima rapina commessa a 17 anni e moltissime città italiane nel mirino da Padova a Grosseto”.
Nel 2007 il quotidiano “La Stampa” gli dedicò pure un articolo definendolo il “rapinatore cortese”, il novello “Robin Hood” per una sua dichiarazione riguardo al provento di un suo colpo messo a segno in quegli anni: “Questi soldi – disse – mi servivano per spedirli ad un orfanotrofio in Brasile“.
Tesi che non convince però gli inquirenti labronici. “Nelle rapine effettuate qui in città – spiegano – non ha mai utilizzato metodi gentili. Ha minacciato una giovane ragazza e il direttore della filiale puntando l’arma al fianco, non certo chiedendo loro soldi da spedire ad un orfanotrofio. I suoi metodi hanno avuto poco della cortesia millantata dalla stampa qualche anno fa”.
Da gennaio Luigi Rotterdam era definitivamente fuori dalle “sbarre” (era detenuto a Porto Azzurro) e godeva di un regime di libertà vigilata. L’utilizzo della pistola al peperoncino, legale in Italia per la difesa personale e reperibile serenamente anche tramite acquisto online dai 100 ai 500 euro (e nella fattispecie quelle utilizzate da Rotterdam, in foto in pagina, erano della miglior qualità e dal prezzo elevato che si aggira intorno ai 450 euro), sono totalmente di plastica ed eludono senza problemi il metal detector di ogni banca. Ecco perché è stata scelta come tipologia di arma prediletta dal malvivente, proprio per poter entrare all’interno dell’istituto di credito e mettere a segno il colpo.
“Questo tipo di pistola infatti – spiegano gli inquirenti – non reca alcun danno fisico permanente ma, momentaneamente, mette ko colui il quale ne è vittima”.
Rotterdam agiva poi insieme ad un complice che lo attendeva fuori con lo scooter acceso sul quale si allontanavano facendo perdere le loro tracce. “Sul complice stiamo lavorando – spiega il comandante provinciale, il colonnello Alessandro Magro – Ci sono indagini in corso specifiche sulle quali ancora non possiamo rivelare niente”.
I carabinieri sono arrivati al nome di Luigi Rotterdam grazie ai vecchi metodi di indagini che prevedono testimonianze e incrocio di dati e descrizioni visto che le immagini di sicurezza della banca Ubi non erano disponibili per momentanei problemi tecnici. In men che non si dica sono riusciti quindi a risalire al suo nome e a mettere sotto controllo il telefono di Rotterdam su indicazione del pm titolare dell’indagine. Seguito fino a Roma è stato poi pizzicato, come detto, su di un vagone all’altezza di Cecina.

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