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Fatture false per 40 milioni, in 7 ai domiciliari: i nomi. Oltre 40 indagati

Mercoledì 11 Aprile 2018 — 08:21

Sequestrati beni per oltre tre milioni di euro tra immobili, denaro, automezzi e quote societarie. Ecco chi sono le persone colpite dall'ordinanza di custodia cautelare

Nell’ambito dell’operazione denominata Olympus, militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Livorno hanno eseguito un’ordinanza, emessa dal Gip del Tribunale di Livorno, Marco Sacquegna, di applicazione della custodia cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di sette imprenditori livornesi, per associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una complessa frode fiscale.

L’autorità giudiziaria ha disposto, inoltre, su richiesta della Procura della Repubblica, il sequestro preventivo per equivalente di beni per oltre 3 milioni di euro su conti correnti, immobili, denaro, automezzi e quote societarie nella disponibilità di 4 imprese (una ditta individuale e 3 società) e di 4 degli indagati.

Gli illeciti ipotizzati a carico delle 40 persone coinvolte riguardano l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti; nei confronti di 8 soggetti è, altresì, ipotizzata l’associazione per delinquere.

Le investigazioni, sviluppate sotto il costante coordinamento del Sostituto Procuratore Dott. Daniele Rosa, dai finanzieri del 1° Nucleo Operativo del Gruppo di Livorno, hanno consentito di individuare 3 imprese cartiere”, prive di una effettiva capacità patrimoniale, intestate a “prestanome” ed inottemperanti, di fatto, agli obblighi fiscali, le quali emettevano fatture relative ad operazioni in tutto o in parte inesistenti a favore delle imprese beneficiarie, operanti nel settore del trasporto internazionale di merci per conto terzi, consentendo a queste ultime l’illecita detrazione dell’Iva esposta in fattura ed una parziale indebita deduzione di costi.

Le attività investigative – sviluppatesi mediante intercettazioni di utenze telefoniche, indagini finanziarie e 20 perquisizioni locali (che hanno interessato le città di Livorno, Cecina, Piombino, Udine, Milano e Marsala) con relativo sequestro e analisi documentale – hanno permesso di individuare due società livornesi beneficiarie della frode, con un giro di falsi documenti contabili per oltre 40 milioni di euro, nonché di denunciare, quali attori degli illeciti, 40 persone fisiche.

Le attività svolte dai militari del 1° Nucleo Operativo del Gruppo di Livorno hanno consentito di smantellare, in particolare, un’organizzazione finalizzata ad evadere l’Erario (i nomi che troverete pubblicati in pagina sono stati forniti in ambito di conferenza stampa tenutasi all’interno del comando della guardia di Finanza di Livorno mercoledì 11 aprile alle 10,30) riconducibile al dominus livornese Paolo Beltramini (53enne, amministratore di fatto delle società beneficiarie del meccanismo di false fatturazioni), destinatario del provvedimento di custodia cautelare degli arresti domiciliari insieme a Luca Di Giambattista (52enne) suo “braccio destro” (nonché legale rappresentante delle società beneficiarie della frode). Analoga misura anche per Paolo Tanozzi (55 enne rappresentante legale di una delle società di comodo, nonché amministratore di fatto di altre due società cartiere). Arresti domiciliari, poi, a carico di ulteriori 4 persone (Susanna Sbarra, 40 anni, Chiara Ronzino, 35 anni, Luigi Pennella, 68 anni, e Graziano Rossi, 69 anni) che, quali dipendenti con ruoli di primo piano nella gestione dei rapporti con i clienti ed i fornitori delle imprese beneficiarie della frode fiscale, hanno garantito all’organizzazione il conseguimento degli illeciti profitti (curavano i contatti con le cartiere e fornivano loro puntuali indicazioni circa l’emissione del fatturato fittizio).

Le investigazioni, iniziate sul finire del 2016, hanno permesso di svelare un articolato sistema di frode all’Iva, attuato attraverso la seguente triangolazione:

  • le società beneficiarie della frode commissionavano a piccoli imprenditori (c.d. “padroncini”, aventi sede in varie regioni italiane, quali la Toscana, la Calabria, la Sicilia e la Sardegna) l’esecuzione per loro conto di trasporti internazionali (non imponibili IVA ai sensi dell’art. 9 del D.P.R. 633/72) di prodotti (principalmente manufatti in pelle, carta, carne e prodotti alimentari) destinati a Paesi esteri (Centro e Nord America, America del Sud, Africa settentrionale e centrale, Cina, ecc.) e consegnati per l’imbarco presso i porti di Livorno e Civitavecchia, dando disposizioni affinché le relative fatture (che non recavano IVA esposta) dovessero essere emesse a favore di tre imprese “cartiere” (una ditta individuale e due società di capitali), appositamente costituite per “filtrare” tali transazioni commerciali;
  • le tre cartiere, ricevute le fatture dai padroncini, emettevano, a loro volta, per le stesse operazioni, nuove fatture (soggettivamente e in parte oggettivamente fittizie) a favore delle ditte beneficiarie della frode, indicando un imponibile gonfiato e l’addebito di IVA;
  • l’IVA così indicata sulle fatture emesse dalle cartiere veniva detratta dalle società beneficiarie della frode ma non veniva versata all’Erario dalle “cartiere”, sistematicamente inadempienti agli obblighi fiscali;
  • il meccanismo così architettato garantiva alle imprese di P.B. un elevato profitto, rappresentato da un fittizio credito IVA, che veniva usato per compensare i debiti tributari, oltre che la deduzione di costi gonfiati.

L’attività ha consentito anche di quantificare, per il momento, in oltre 3 milioni di euro il profitto illecito percepito dai membri del sodalizio: il Tribunale di Livorno ha, così, emesso un provvedimento di sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente del prezzo o profitto dei reati ascritti a ciascun indagato, fino a concorrenza di circa 3,1 milioni di euro.

In sede di esecuzione dei provvedimenti cautelari, che hanno visto l’impiego di circa 30 militari del Corpo, anche con il contributo di finanzieri del Gruppo di Milano, sono stati sottoposti a sequestro 2 immobili, 9 autoveicoli, 2 autocarri, 5 motoveicoli, quote societarie e disponibilità liquide.

L’attività eseguita si inquadra nel contrasto ai contesti di illegalità economico-finanziaria connotati da maggiori gravità ed è il risultato della stretta sinergia operativa sviluppata con la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Livorno, volta all’aggressione dei patrimoni illeciti da parte della criminalità economica, a tutela dell’Erario, della libera concorrenza e delle imprese correttamente ottemperanti agli obblighi fiscali.

 

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