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Traffico di rifiuti, Nogarin scrive alla Regione. L’inchiesta. Rio Cignolo scuro, interviene Arpat

Giovedì 28 Dicembre 2017 — 19:59

Il sindaco Filippo Nogarin ha scritto alla Regione Toscana, autorità competente in materia, al fine di convocare una conferenza dei servizi

di Giacomo Niccolini

In ottemperanza a quanto previsto dalla mozione n. 288 del 20 dicembre 2017 “Problematiche aziende Ra.Ri e Lonzi Metalli”, approvata all’unanimità dal Consiglio Comunale, il sindaco Filippo Nogarin ha scritto alla Regione Toscana, autorità competente in materia, al fine di convocare una conferenza dei servizi, che possa fare chiarezza sui punti che sono ben sviluppati nella mozione. “Sarà nostra cura, come di consueto – dichiara il sindaco Nogarin – seguire con la massima attenzione questa vicenda, nota ai fatti di cronaca, a tutela della salute dei cittadini e dell’ambiente”.

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La Regione si costituirà parte civile – “La Regione si costituirà parte civile a difesa della comunità toscana per il gravissimo danno subito con la truffa aggravata legata al traffico illecito di rifiuti. Voglio complimentarmi con la Direzione distrettuale antimafia di Firenze e i carabinieri del Comando per la tutela forestale in servizio in Toscana e nella province di Chieti, Cuneo, Bologna e La Spezia per aver condotto con successo questa operazione dai risvolti sconcertanti”. Così il presidente della Toscana, Enrico Rossi, all’indomani dell’inchiesta che ha portato all’arresto di sei persone per traffico di rifiuti, associazione per delinquere e truffa aggravata ai danni della Regione Toscana e al sequestro di due aziende livornesi. “La Toscana non è terra di mafia, ma le mafie ci sono – ha proseguito Rossi – E l’operazione che ha portato agli ultimi sei arresti è una nuova e chiara dimostrazione. Saremo al fianco della magistratura perché faccia in ogni modo chiarezza su una vicenda che fa suonare un netto campanello d’allarme. Non ci sono soltanto le mafie “silenti” – continua – che investono e fanno affari. Sono presenti anche forme più diffuse, invasive e forse anche più pericolose di associazioni criminali, quelle che sfruttano i più vulnerabili, o deturpano irrimediabilmente l’ambiente e la salute pubblica. Bisogna prenderne coscienza, stigmatizzarlo e combatterlo, ognuno con i mezzi che ha a disposizione. Perché, ce lo insegna la storia italiana, la corruzione e la criminalità ambientale hanno già mietuto tante, troppe vittime”. Si associa a Rossi l’assessore all’ambiente Federica Fratoni: “I nostri uffici sono a lavoro – ha detto Fratoni – per assumere tutte le iniziative conseguenti alle misure adottate dall’autorità giudiziaria, compreso il recupero dell’ecotassa che apprendiamo essere stato quantificato in oltre 4 milioni di euro. Saremo rigorosi e attenti nell’esaminare tutti gli aspetti, come fatto negli iter procedurali relativi agli impianti e a disposizione della magistratura con ogni modalità di collaborazione possibile”.

L’inchiesta (articolo del 14 dicembre) – Associazione per delinquere, attività organizzata al traffico illecito di rifiuti e truffa ai danni della Regione. Sono questi i capi di accusa con i quali sono finiti agli arresti domiciliari sei livornesi e per il quale il giudice per le indagini preliminari ha disposto la chiusura di due aziende livornesi: Lonzi Metalli di via del Limone e Rari di via dei Fabbri. A spiegare i dettagli dell’operazione a Quilivorno.it il comandante provinciale dei carabinieri forestali di Livorno Iacopo Mori. “Sono state arrestate sei persone e altre cinque persone hanno ricevuto misure interdittive di diverso stampo. Per le aziende livornesi finite nel mirino dell’indagine, Rari e Lonzi, il Gip ha disposto la chiusura totale degli impianti. Le operazioni dei militari all’interno delle varie aziende sono durate per tutto l’arco del pomeriggio, ma la disposizione del giudice parla chiaro. E’ stato per questo nominato un commercialista di Firenze che gestirà l’ordinaria amministrazione.
Il traffico di rifiuti era arrivato a dei livelli tali che era impossibile far continuare a lavorare le ditte in queste condizioni – specifica il comandante Mori – Il procuratore ha chiesto la chiusura e il giudice ha confermato. Per quanto riguarda le accuse  – conclude Mori – si parla dell’articolo 416 del codice penale, associazione per delinquere, dell’articolo 260 Dec. lgs. 152/2006, testo unico ambientale e si parla di attività organizzata al traffico illecito di rifiuti. Inoltre nei casi degli arrestati si parla anche di truffa ai danni della Regione Toscana perché venivano fatti passare i rifiuti come non pericolosi quando in realtà lo erano. Quindi vi è stata un’evasione accertata di 4 milioni di euro all’eco-tassa della Regione Toscana e profitti per illeciti per 26 milioni di euro nell’arco di due anni”.
Nel tardo pomeriggio di giovedì 14 dicembre dal comando dei carabinieri forestali è giunta alla redazione di Quilivorno.it la conferma dei nomi degli arrestati posti ai domiciliari. Si tratta di Emiliano Lonzi, gestore di fatto della Lonzi Metalli Srl, Mauro Palandri, gestore di fatto della Rari, Stefano Fulceri, responsabile del piazzale della Lonzi Metalli, Anna Mancini, dirigente della Rari, Stefano Lena, responsabile del piazzale della Rari e Alessandro Bertini, gestore della Fbn di Prato.
Le indagini sono state condotte dai carabinieri Forestali che hanno eseguito un’attività delegata dalla Dda della Procura della Repubblica di Firenze. Nel complesso, nell’ambito dell’attività di polizia giudiziaria sono state indagate 13 persone e coinvolte 7 imprese. I militari hanno operato tramite perquisizioni e ispezioni in sei regioni: Lombardia, Campania, Puglia, Liguria, Lazio e Toscana. L’attività è co-delegata tra Nipaaf (Nuclei Investigativi di Polizia Ambientale, Agroalimentare e Forestale) dei Carabinieri Forestale, che hanno operato con la collaborazione di circa 100 militari e la Sezione di polizia giudiziaria dell’Arpat. Per alcune attività è codelegata l’Agenzia delle Dogane che ha messo a disposizione 15 unità di personale e la Guardia Costiera di Livorno che ha concorso con 21 unità. Tra i provvedimenti emessi dall’autorità giudiziaria ci sono anche alcune perquisizioni a commercialisti delegate al “Gico” della Guardia di Finanza.

Il commento su Fb di Nogarin poche ore dopo la notizia – “Mi auguro che la magistratura faccia luce al più presto sull’intera vicenda punendo duramente chi si fosse macchiato di reati gravissimi come quelli ipotizzati in questa indagine. A Livorno nessuna emergenza rifiuti. Da parte mia, in quanto responsabile della salute dei miei concittadini, posso dire che non c’è alcuna emergenza rifiuti per la città di Livorno, nonostante il sequestro degli stabilimenti di RaRi e Lonzi Metalli. Aamps e l’ufficio ambiente hanno già individuato soluzioni alternative per tutte le tipologie di rifiuti normalmente trattati da queste due aziende. Carta e cartone verranno gestiti in un’altra piattaforma di Livorno, mentre gli ingombranti verranno conferiti in altre piattaforme dell’ato. E’ stata trovata una soluzione alternativa per il trasporto delle scorie e delle ceneri leggere prodotte dall’impianto di incenerimento di Aamps, che fino ad oggi venivano stoccate da RaRi. Non c’è dunque alcuna emergenza rifiuti per la nostra città. Ma noi continueremo a monitorare da vicino la situazione in sinergia con Aamps”.

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