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Sei ore di attesa al pronto soccorso per essere visitata

Mercoledì 2 Agosto 2017 — 07:25

Mentre camminavo per strada ,metto male il piede e cado rovinosamente per terra: tento di parare il colpo ma sbatto violentemente metà del volto sull’asfalto del marciapiede. Mi ferisco alle mani, sul naso e su un ginocchio oltre ad avere un occhio tumefatto stile pugile. Mi rialzo arrabbiato con me stesso ma anche spaventato. Sanguinante e sofferente raggiungo il pronto soccorso, sia per farmi medicare, sia per un eventuale richiamo antitetanico, visto il modo cui mi sono procurato le ferite.  Arrivo alle 14.30, vengo visto da un triagista che mi dice che sono un codice verde. Vedendomi piuttosto sofferente mi da una compressa di ibubrofen  (o almeno credo), e, senza disinfezione o borsa del ghiaccio mi invita a sedermi in sala di attesa. Dopo questa rapida formalità,  in un pomeriggio estivo infrasettimanale tranquillo, nel senso che la sala d’attesa non che fosse deserta, ma nemmeno sotto assedio, rimango 6 ore (SEI) su quella sedia. È chiaro che le giustificazioni di rito nascono dal personale messo in sala d’attesa,  che in qualche modo deve sopravvivere:  ”ci sono i codici rossi”, anche se non ho notato via vai di ambulanze,  ”quel medico che visita è pignolo” oppure altre colorite definizioni che per decoro non posso riferire. Ma non è certo colpa loro. Mancano le truppe. Mancano professionisti in numero adeguato. E se da gennaio dai colori si passerà a dare i numeri suppongo la situazione varierà di poco, nel frattempo giuro che starò più attento.

Lettera firmata

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