“Lo scudetto? Meglio della Champions”. Parla Nappi
Nelson Mandela una volta disse: “Un vincitore è un sognatore che non si è mai arreso”. Permetteteci di usare questa frase del grande padre del Sudafrica per descrivere l’impresa compiuta da Marco Nappi alla guida della Berretti che ha conquistato uno storico scudetto (clicca qui). Il tecnico ha fatto credere fin da subito a questi ragazzi che un sogno era realizzabile e alla fine ha avuto ragione. E’ ancora impressa negli occhi di tutti l’immagine di capitan Vittorini che alza al cielo il trofeo a suggellare una stagione che rimarrà nella storia di Livorno e non solo. Ma dicevamo di Nappi. Arrivato in punta di piedi, ha saputo trasmettere la sua voglia di fare calcio a questi ragazzi che lo hanno seguito sempre imparando tutto quello che era possibile imparare da un uomo prima ancora che da un calciatore. Dopo un inizio a rilento, i giovani amaranto hanno iniziato a volare e non hanno più smesso. Non a caso la Berretti al gran completo sarà ricevuta dal sindaco Nogarin in Comune dove riceverà l’ennesimo attestato di stima.
Mister, prima di tutto complimenti. Che emozioni ha vissuto subito dopo il triplice fischio?
“E chi se le ricorda (sorride, ndr). Ero completamente in paranoia. Già sull’1-0 non capivo cosa stesse accadendo. C’era tantissima tensione. A dimostrazione di ciò, mia figlia mi ha detto che in panchina sembravo uno zombie. È stata un’emozione unica. Neanche l’aver giocato la finale di coppa Uefa contro la Juve è paragonabile. Per me è come aver vinto la Champions League”.
Pensava che la partita finisse ai supplementari?
“Quando ho cambiato Canessa e Folegnani per crampi la squadra si è abbassata e abbiamo subito il Renate. Ero sicuro però che inserendo Pallecchi e Hamburemyi avrei creato problemi agli avversari e così è stato”.
E’ un caso che che entrambe le partite secche si siano risolte con un’azione da calcio piazzato?
“No perché abbiamo lavorato molto su palla inattiva. Ho detto ai ragazzi che bisognava fare bene sui calci piazzati perché da uno di questi si poteva sbloccare la partita”.
Qual è stato il più bel complimento che hai ricevuto dopo la vittoria?
“Lungi da me fare il ruffiano, però ricevere la telefonata di Spinelli e sentirsi dire che siamo l’orgoglio di Livorno è stato davvero bello. A questo poi vanno aggiunti l’invito del sindaco e il fatto che il club Magnozzi voglia regalarci una targa ricordo”.
Quando ha capito che si poteva realizzare qualcosa di grande?
Nappi ci passa il vice capitano “Ce lo ha detto ad agosto quando ci fu la presentazione. Ha sempre creduto in noi”. Riprende Nappi: “Sarebbe facile se fossi io a dire che ci ho creduto fin da subito”.
Il sindaco ha deciso di incontrarvi in Comune.
“Per noi questo è motivo di orgoglio. Credo che Nogarin abbia un sacco di problemi ai quali pensare però ha voluto comunque onorare i ragazzi per quanto hanno fatto. E’ un pensiero importante e sempre ben accetto”.
La sconfitta interna contro la Juve Stabia nei quarti di finale ha rischiato di complicare il tutto?
“Perdere in casa è stata la nostra forza. Nel calcio tutto è aperto e io ho detto ai ragazzi che potevamo andare a Castellamare per fare risultato. Loro avevano sette ’98 in campo ed erano tutti ben strutturati in più giocavano in casa. Noi però non ci siamo lasciati intimorire e abbiamo giocato un primo tempo fantastico. Sapevo poi che nella ripresa avevamo le armi per poter segnare la rete dell’1-2”.
Il momento più difficile della stagione?
“Sicuramente l’inizio quando abbiamo fatto quattro punti nelle prime cinque partite. Ero nuovo nell’ambiente, non conoscevo nessuno e avevo 27 giocatori in rosa. E’ stato un momento delicato però ho visto che la squadra rispondeva bene e dopo la quinta giornata abbiamo cominciato la nostra super cavalcata che è finita come tutti sappiamo”.
Ha detto che ha sentito Spinelli. Visto che lo conosce bene, secondo lei vende?
“Io potrò solo ringraziarlo perché mi ha dato la possibilità di allenare una grande squadra. E’ stato l’unico a credere in me. Ero fermo da un anno e ci siamo incontrati per caso. Gli ho chiesto se c’era la possibilità di venire a Livorno e lui ha subito accettato. Gli ho garantito che non si sarebbe pentito e così è stato. Sono sicuro che al presidente con questa vittoria gli sia venuta voglia di andare avanti. So che tanti non sono contenti del suo operato ma faccio una riflessione: chi verrà al suo posto siamo sicuri che abbia le forze per mantenere questa squadra in Lega Pro? Ai tifosi dico che è meglio uno Spinelli che ti tiene a galla e che non ti fa mancare nulla rispetto ad altri”.
Si sente pronto per il salto in prima squadra?
“Sono prontissimo. Da calciatore ho una grande esperienza e da quando ho smesso sono 11 anni che seguo il settore giovanile. Penso di avere qualche merito per quanto fatto quest’anno. Se il presidente mi vorrà dare la prima squadra mi farò trovare pronto. Idem se mi verrà data di nuovo la Berretti o gli allievi. Se qualcuno dei miei è pronto per il grande salto? I nomi te li farò quando avrò firmato il contratto (ride, ndr)”.
Parlando di prima squadra, quando il Livorno non girava è mai stato vicino a prendere il posto di Foscarini?
“No. Abitavo vicino a lui e sapevo che ne sarebbe uscito fuori. Io ho sempre pensato solo e soltanto ai miei ragazzi senza lasciarmi distrarre da altri pensieri. Nei momenti di difficoltà spesso si caccia via l’allenatore ma non è sempre la soluzione migliore. Basti pensare a cosa è successo al Livorno l’anno scorso”.
Quanto è stato importante il lavoro dello staff?
“Tantissimo. Non conoscevo i miei collaboratori però c’è stata una grandissima intesa e non posso far altro che ringraziarli. Nel dettaglio: Claudio Galici (secondo), Francesco Palmieri (preparatore portieri), Massimo Bonsignori (preparatore atletico), Andrea Moretti (dirigente accompagnatore), Aldo Bonsanti (medico sociale), Paolo Raffaelli (massaggiatore) e Vito Bello (magazziniere)”.
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