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Contrabbando di sigarette: 3 arresti

Mercoledì 31 Maggio 2017 — 15:11

Sequestrati 440mila pacchetti di "bionde" contraffatte, e quindi ancor più nocive per la salute, per un valore di circa 1 milione e mezzo di euro. Ecco come agivano

Nell’ambito dell’operazione denominata “Doge vesuviano” – condotta da militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Livorno e da funzionari dell’Agenzia delle Dogane labronica – dalle prime ore del 31 maggio, su ordine della Procura della Repubblica di Livorno, e’ stata emessa un’ordinanza dal G.I.P. del Tribunale labronico, Antonio Del Forno, di applicazione degli arresti domiciliari nei confronti di tre soggetti, due dei quali di origine campana ed uno livornese, per contrabbando aggravato di tabacchi lavorati esteri.
L’operazione è stata descritta nell’ambito di una conferenza stampa all’interno del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Livorno durante la quale sono state fornite anche le generalità dei soggetti finiti agli arresti domiciliari.
L’Autorità Giudiziaria ha disposto perquisizioni nei confronti di ulteriori due soggetti, indagati, uno di origine campana mentre l’altro di nazionalità tunisina (domiciliato, quest’ultimo, nella provincia di Alessandria), nelle province di Napoli, Alessandria e Biella. Gli illeciti ipotizzati a carico delle 5 persone – tra cui Marco Barbini (classe 1958 finito agli arresti domiciliari), gestore di fatto di una società di spedizioni livornese, le cui accuse, secondo quanto riportato in conferenza stampa – vanno dal contrabbando aggravato di tabacchi lavorati esteri e falsità ideologica, alla contraffazione.

Le indagini, in particolare, hanno preso avvio da un controllo effettuato all’interno di un deposito doganale di merce allo stato estero proveniente dalla Tunisia, nel corso del quale i funzionari dell’Ufficio Antifrode della Dogana di Livorno ed i militari del Gruppo della Guardia di Finanza riscontravano, in un trailer apparentemente contenente “lana di vetro”, un carico di 7.322,400 Kg. convenzionali di Tabacchi Lavorati all’Estero (T.L.E) di molteplici marchi (“Futura Blu”, “Futura Red”, “500”, “American Legend” e “Roma”), abilmente occultati dietro alcune balle di lana di vetro ed aventi un controvalore pari a circa 1,5 milioni di euro.
A seguito del rinvenimento hanno preso avvio le indagini dirette dal Pubblico Ministero Dott. Massimo Mannucci. Le investigazioni – iniziate nel luglio 2016 e svolte dalla Guardia di Finanza e dall’Agenzia delle Dogane nel rispetto delle reciproche attribuzioni e competenze attraverso attività di osservazione e pedinamenti, con l’ausilio di mezzi tecnici, indagini finanziarie, controlli documentali e perquisizioni presso molteplici obiettivi dislocati in Toscana, Lazio e Campania nel mese di ottobre dello scorso anno – hanno consentito, allo stato, di individuare nei tre soggetti destinatari di misura cautelare ritenuti i materiali organizzatori ed esecutori dell’illecita importazione dalla Tunisia dei tabacchi lavorati esteri di contrabbando.
In dettaglio, il modus operandi utilizzato dai campani Maurizio Petrosino (classe ’69 di Nocera Inferiore) e Francesco Langella (classe ’66 di Torre Annunziata) raggiunti da misura cautelare degli arresti domiciliari, come specificato in conferenza stampa, era quello di avvalersi, secondo gli inquirenti, di documenti formalmente intestati ad una società con sede in Veneto ma del tutto ignara del “furto d’identità” subito per effettuare l’illecita importazione. Per il disbrigo delle “pratiche doganali” che venivano ad hoc create per aggirare i controlli da parte degli Organi preposti alla vigilanza, i due soggetti si avvalevano della piena e consapevole collaborazione di uno spedizioniere livornese, Marco Barbini, già noto agli inquirenti per essere stato nel 2014 condannato, in Appello, per contrabbando. Una volta garantita l’uscita dal Porto di Livorno, il T.L.E. sarebbe stato destinato a rifornire la piazza campana.

Da ulteriori accertamenti eseguiti nel corso delle indagini è stato possibile appurare che parte del carico di T.L.E. sottoposto a sequestro non solo era di contrabbando ma anche, in parte, prodotto in contraffazione. Conseguentemente agli indagati è stato contestato anche il reato di introduzione nel territorio dello Stato di prodotti con segni falsi.
Contestualmente alle tre citate misure cautelari, il Pubblico Ministero titolare delle indagini ha, altresì, disposto perquisizioni locali e domiciliari nei confronti di due ulteriori soggetti indagati in seno al medesimo contesto investigativo.
Tali operazioni di polizia giudiziaria curate anche con il supporto di militari dei Reparti del Corpo territorialmente competenti sono finalizzate all’acquisizione di ulteriori fonti di prova proprio a carico dei destinatari dei provvedimenti, al fine di valutare l’effettivo ruolo assunto dagli stessi.
L’attività descritta si inserisce nel contesto delle investigazioni volte all’individuazione e repressione dei traffici illeciti in ambito portuale, a tutela dell’Erario, dell’imprenditoria onesta e dei consumatori, in piena sinergia con la Procura della Repubblica di Livorno.

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