Inventò primo apparecchio salva-cuori. Riconoscimento a dottore livornese
La macchina del dottor Adriano Bencini, progettata negli anni ’50 per un utilizzo più agile ed efficace rispetto al prototipo statunitense di Claude S. Beck, fa diventare il defibrillatore uno strumento essenziale per salvare migliaia di vite umane
Venerdì 12 maggio, alle 17, il Museo della Storia della Medicina di Padova (Musme) arricchirà la sua collezione di oggetti che hanno fatto la Storia della Medicina moderna, con il primo defibrillatore portatile europeo, dono della famiglia Bencini, erede del dottor Adriano, luminare nel settore della chirurgia e detentore del primato della macchina per la circolazione extracorporea, del pace-maker e del defibrillatore. Alla consegna saranno presenti il Presidente della Fondazione MUSME, Francesco Peghin e il Presidente del Comitato Scientifico MUSME, prof. Vincenzo Milanesi, insieme ai componenti della famiglia Bencini tra cui il dottor Claudio (nella foto qui in pagina), medico del pronto soccorso livornese.
IL DOTTOR CLAUDIO BENCINI“Perché la famiglia di un medico di Livorno, famoso in tutto il mondo per il suo apporto scientifico e didattico, ha deciso di donare al MUSME un apparecchio che ha fatto la storia della medicina moderna?”. Non è una domanda retorica quella che pone il Presidente della Fondazione MUSME, Francesco Peghin. “Questo è un museo – spiega il Presidente – nato poco meno di due anni fa, ma è già un unicum a livello nazionale. La sua conoscenza si è diffusa non solo tra appassionati, studenti, visitatori curiosi, ma anche tra gli stessi medici e scienziati. E sono proprio le loro famiglie, i loro eredi, a voler lasciare alcuni oggetti preziosi al MUSME perché siano conservati e valorizzati. Il Defibrillatore Bencini va oggi ad arricchire la sezione dove già si trovano i modelli di cuore espiantato e rigenerato del primo cuore artificiale impiantato in Italia, donazione dell’Azienda Ospedaliera di Padova e del prof. Gino Gerosa”. È infatti la macchina del dottor Adriano Bencini, progettata negli anni ’50 per un utilizzo più agile ed efficace rispetto al prototipo statunitense di Claude S. Beck, che fa diventare il defibrillatore uno strumento essenziale per salvare migliaia di vite umane. Il pezzo donato al MUSME è il primo defibrillatore europeo portatile. Il cardiochirurgo livornese è stato tra i primi in Europa a dedicarsi allo studio del cuore e della cardiochirurgia tanto da ideare, mettere a punto e brevettare la prima macchina per la circolazione extracorporea, indispensabile per permettere i primi interventi a cuore aperto.
“Ringraziando la famiglia Bencini che ha voluto fare dono al MUSME di questa preziosa macchina – ribadisce il professor Vincenzo Milanesi, Presidente del Comitato Scientifico – desidero sottolineare il fatto che il nostro giovane Museo cresce anche grazie a donazioni come questa. Il MUSME è una sorta di “Museo – Cantiere”, in continua evoluzione e le cui collezioni si arricchiscono di giorno in giorno. Il cartone del Funi arrivato il mese scorso, e ora il defibrillatore Bencini, ne sono un esempio. Purtroppo, scarseggiano la documentazione e gli oggetti che testimoniano l’evoluzione della storia e della tecnologia della Medicina, propri di quegli anni in cui più rapida è stata l’evoluzione scientifica e tecnologica e quindi più rapida l’obsolescenza delle apparecchiature. Il defibrillatore del professor Bencini è perciò ancora più prezioso per il Museo, perché è uno di quei reperti indispensabili a documentare la storia della ricerca medica moderna”.
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