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Chiuso 30 giorni ristorante in centro. La replica: “Chiedo scusa”

Lunedì 24 Aprile 2017 — 12:07

La questura ha sospeso per trenta giorni, ai sensi dell'articolo 100 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, la licenza di esercizio del ristorante "Doc - Panem et Circenses" in via Goldoni. La replica del titolare

La questura di Livorno ha sospeso per trenta giorni, ai sensi dell’articolo 100 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, la licenza di esercizio del ristorante “Doc – Panem et Circenses” in via Goldoni. Come fa sapere la questura in un comunicato diffuso alle redazioni il 23 aprile, il locale era già stato oggetto delle attenzioni delle forze dell’ordine. Intorno alle 4 del 22 aprile è scattato un ulteriore controllo da parte del personale di polizia, carabinieri, finanza, municipale e Siae. A quell’ora e in quel giorno, si legge nella nota, nel ristorante sono state trovate una trentina di persone, “alcune delle quali con precedenti di polizia” e sono state riscontrate “violazioni amministrative come la somministrazione di alcolici dopo le 3”. Inoltre, prosegue il comunicato, nel corso di una perquisizione all’interno del ristorante sono state rinvenute “dosi di hashish e marijuana per un totale di 6.23 grammi, due bilancini elettronici di precisione e al titolare è stato tolto un coltello a serramanico con tracce di stupefacenti”. Il titolare è stato “denunciato per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e porto illegale di coltello” e per “disturbo del riposo delle persone”.

La replica del titolare – Contattato telefonicamente da Quilivorno.it il 24 aprile, Stefano Vullo, il titolare di “Doc – Panem et Circenses” da una parte chiede scusa a tutti, dall’altra respinge con forza le accuse. “Sono dispiaciuto. Voglio chiedere scusa a tutte le persone che lavorano con me nel ristorante, ai musicisti, alla mia famiglia e, non in ultimo, ai residenti della zona per il rumore provocato. Per quanto riguarda il resto, tengo a precisare che non ho mai spacciato in vita mia. Mai. Quello che hanno trovato, qualche spinello, è per uso personale, non faccio altro. Le bilancine? Una l’ho trovata dentro il locale anch’io per caso e ho allontanato la persona che l’aveva introdotta. L’altra ce l’ho da tempo: la uso semplicemente per pesare caffè e ghiaccio. Nient’altro. Tutto il resto di ciò che è stato trovato non era mio. Il coltello? E’ un taglierino da lavoro”. Vullo parla anche delle non poche difficoltà incontrate, burocratiche, in fase di apertura: “Mandare avanti il locale costa. Per non parlare del fatto che all’inizio ci sono voluti tre mesi per avere il suolo pubblico”.

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