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Lettera dal futuro: come si spostavano i bisnonni in città

Sabato 18 Marzo 2017 — 18:21

In questi giorni abbiamo tutti letto e quindi commentato, al bar o negli appositi riquadri on line, dei piccoli  cambiamenti che l’amministrazione livornese apporterà alla mobilità cittadina.  Come sempre succede l’argomento è il più pruriginoso tra i molteplici proposti dal quotidiano e scatena in tutti quanti la voglia di partecipare generando un coro di dissonanti opinioni che, con le dovute eccezioni, somigliano molto ad uno psicodramma o ad un rituale apotropaico per la guarigione dalle allucinazioni collettive.

Per non essere da meno scrivo due righe anche io.

Quanto mi piacerebbe poter mostrare a tutti un quotidiano del 2050.

Sceglierei un numero con la rubrica “Come eravamo”, capitolo “come ci muovevamo”.

Sarebbe bello poterci divertire (e un po’ scandalizzare) leggendo insieme i commenti dei pronipoti su le nostre strane abitudini:…

“Non ci credo: prendevano l’auto anche solo per fare un km! “

“Non mi sembra possibile: pretendevano che lo spazio pubblico fosse tutto destinato a parcheggio e pure gratuito!”

“Incredibili le dichiarazioni di alcuni commercianti: preferivano un’auto parcheggiata davanti al negozio piuttosto che tanta gente davanti alla vetrina!”

“Sconvolgenti e tristi i dati di allora sugli incidenti stradali in Italia: 174.000 incidenti con  3.420 vittime i tre quarti dei quali solo nelle citta” (Aci/Istat 2015).

“Da non credere: in un quotidiano del 2017 si legge di un incidente mortale ai danni di un pedone avvenuto in centro e una settimana dopo alla stessa pagina si legge che  <<il restringimento delle carreggiate per diminuire la velocità bloccherà il traffico>>. Ma non avevano ancora capito che corsie ridotte abbassano solo la velocità di punta mentre  la velocità media e il flusso rimangono le stesse? E come facevano poi ad essere così ostinati da riuscire a dimenticarsi la tragedia della settimana precedente?”

“Leggete qua e datemi un pizzicotto: la velocità consentita nei centri urbani era pari a 50 km/h la stessa  consentita allora in certe strade di campagna! Ma era una follia : in questo modo ogni incidente era mortale senza che questo potesse portare  alcun beneficio alla velocità media di spostamento che allora, per l’eccessivo uso di auto private non superava mai i 20 Km/h.”

“Fate attenzione alle concentrazioni di inquinanti nell’aria: erano 100 volte quelle di adesso e i limiti 100 volte più alti di quelli di adesso.”

“Questa piazza non la riconosco, oggi è piena di alberi, gente che parla e bambini che giocano, in questa foto è piena di auto e non c’era un solo negozio aperto, ci credo!”

 

“Ma come facevano i bambini? Come facevano le mamme a farli andare a scuola da soli?”

 “Mio nonno mi racconta che allora i bambini venivano portati a scuola in macchina, anche se era dietro casa”.

“Gli indicatori di qualità di vita e di crescita economica attuali sono aumentati del 50%  dopo che nel 2030 rigenerammo completamente tutti gli spazi pubblici dei centri urbani italiani utilizzando i finanziamenti destinati alla costruzione di soli 20 Km di autostrada. Se i nostri bisnonni l’avessero capito prima avrebbero creato molti posti di lavoro e sarebbero usciti prima dalla grande depressione dei primi anni del secolo.”

Credo che sarebbe molto utile sfogliare un quotidiano del 2050, perché tra 33 anni sarà davvero insolito trovare pagine dedicate alla mobilità. Le code, gli incidenti stradali, l’aria che puzza e i bisticci nei consigli comunali,  saranno risolti  e i giornalisti avranno l’opportunità di scrivere su argomenti più sexy della mobilità per riuscire a coinvolgere i lettori.

Nell’attesa usiamo di più i mezzi pubblici, condividiamo di più i mezzi privati, non facciamo spostamenti inutili con l’auto, andiamo piano e soprattutto camminiamo e pedaliamo.

Non è una ricetta buona per tutti, ma lo è per molti.  Questi molti non si privino di questa fortuna.

In fondo si tratta solo di provare ad essere dei bisnonni moderni.

Ai pronipoti il nostro modo di muoverci in città sembrerà ancor più folle di quanto non lo sia adesso fumare in un cinema o fare pipì per strada.

Luca Difonzo – Fiab Livorno (Federazione Italiana Amici della Bicicletta)

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