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Case popolari, chi ci abita e quanto spende

Giovedì 15 Dicembre 2016 — 07:15

La metà degli assegnatari intervistati ha più di 65 anni, sommando le persone sopra i 50 si arriva all’80% del campione. Ecco cosa è emerso. I DATI

di Linda Lensi

“Come contrastare l’impoverimento tra gli assegnatari di case Erp con un aiuto concreto”.  È questo l’obiettivo che l’Unione Inquilini ha cercato di analizzare attraverso un questionario volto a misurare la percezione della povertà promosso nel progetto del servizio civile.
“Il questionario ha ricercato risposte completamente anonime, ma abbiamo raccolto solo i responsi di un centinaio di assegnatari su mille-  affermano i ragazzi del servizio civile – è stato difficile penetrare la corazza di isolamento sociale di alcune famiglie del quartiere di Shangai, che evidentemente si aspettano dalla società  solo cose negative, e tuttavia anche in questa reazione è facile cogliere un profondo disagio, una mancanza di occasioni di socializzazione, che è andata peggiorando con l’avanzare di un piano di recupero, ormai vecchio e assai povero di risorse da spendere per spazi di aggregazione, parchi, verde attrezzato e centri civici di quartiere per giocare studiare insieme e organizzare incontri e eventi pubblici. Per creare insomma occasioni di partecipazione” – è stato questo il responso percepito durante il progetto.

“Il quartiere scelto è il più ampio tra i vecchi insediamenti storici di Erp: Shangai si è caratterizzata come un vecchio borgo dentro la città, un piccolo paese dove tutti si conoscevano, con sedi di partito consolidate, strutture di ascolto e incontro , centri di socializzazione e iniziativa culturale costruiti dagli abitanti, che compensavano un tessuto povero di servizi e di esercizi commerciali – spiegano i rappresentati dell’Unione Inquilini – quindi tornare dopo venti anni a praticare il quartiere è stato illuminante sotto tanti punti di vista”.
“In questa nuova condizione non è stato agevole condurre le nostre interviste per l’inchiesta studiata con i nostri volontari del servizio civile per raccogliere i dati e le informazioni utili al nostro progetto – continuano i ragazzi – molti assegnatari si sono rifiutati di accoglierci nelle abitazioni, pur essendoci qualificati e aver spiegato le finalità del nostro lavoro: la paura e la diffidenza incombono sulle persone e i rapporti consolidati di vicinato resistono a fatica alla devastazione non solo economica della crisi”.
Un altro dato importante che è stato riscontrato è stato visto nelle reazioni ad alcune domande: “Ogni volta che le domande sull’economia familiare si facevano più specifiche, gli assegnatari hanno dimostrato una notevole diffidenza e renitenza a rispondere – dichiara Jacopo Mercanti, uno dei ragazzi del servizio civile – abbiamo comunque ottenuto dei risultati con gli stessi quesiti posti in modo meno evidente”.

Sono state poi incrociate le risposte con le informazioni e i dati forniti da Casalp per raggiungere un quadro completo della situazione.
I ragazzi del servizio civile, Mirco Manguso, Jacopo Mercanti e Francesco Rossi hanno illustrato alcuni di questi dati che hanno ottenuto: “ Parlando di dati significativi è importante sottolineare che quasi la metà degli assegnatari intervistati ha più di 65 anni, sommando le persone sopra i 50 si arriva all’80% del campione: sono le solite famiglie che vivono lì da più di 30 anni; c’è un grande impoverimento per mancanza di lavoro – spiega Jacopo – inoltre per quanto riguarda le spese d’affitto la maggior parte ha risposto che spende meno di 100€ mensili e solo il 4% spende più di 200€”. Continuando ad analizzare i dati “La metà degli assegnatari non è soddisfatta del proprio alloggio anche per quanto riguarda il problema dell’umidità e della mancanza di manutenzione – continua Jacopo – inoltre circa ¾ dichiara di avere scarse risorse economiche a disposizione, il 6% si trova in condizioni disastrose al punto di vivere con delle candele in casa al posto della luce e solo il 5% dichiara di vivere in condizioni accettabili”.

“Un altro dato importante che è emerso – ci spiegano i ragazzi – è che il 96% non è in grado di poter sostenere una spesa imprevista di 2000 € né di potersi permettere una qualsiasi tipo di vacanza, il che è un indice di impoverimento elevatissimo e la situazione per il futuro non promette miglioramenti”.
Un’altra cosa importante da sottolineare secondo i ragazzi è stata che “a domande riguardanti le spese mensili di alimentazione, medicine, visite, istruzione, trasporti, svaghi e vestiario, le persone hanno dimostrato di non avere un’idea precisa di quanto spendono o di non saper rispondere, inoltre almeno una parte pare essere convinta che le morosità non siano tutte incolpevoli”. Secondo dati di Casalp nel quartiere c’è un 30% di morosi ma di questi l’80% è poverissimo e il 10% è povero. A tale proposito è intervenuta anche una rappresentante di Casalp spiegando che “il moroso incolpevole è colui che non può pagare la bolletta mensile per colpa della disoccupazione, delle malattie o gravi situazioni familiari”.

“Mentre rispetto al pagamento delle utenze (luce, gas, acqua, riscaldamento) – prosegue Jacopo – solo il 45% non ha problemi nel pagarle, ma più della metà ammette di aver avuto seri problemi”.

I ragazzi si sono poi soffermati su un punto in particolare, dove è anche intervenuto il sindaco Nogarin: la popolazione si divide a metà sulla condizione delle strade, il 47% non è soddisfatto mentre il 44% è soddisfatto. “Per avere una soddisfacente manutenzione stradale si dovrebbe spendere molto di più – afferma il sindaco – purtroppo il patrimonio stradale di Livorno è per la maggior parte degradato; inoltre se si vuole incrementare la crescita delle strade, si allargherebbe il pagamento alle cose connesse, tra cui i trasporti, i cavi, i materiali, etc. In tutto ciò però si vede un concetto di base importante che è la socializzazione – continua il sindaco Nogarin – questa può portare ad avere accesso al dialogo con gli altri e dunque manifestare un bisogno”.

“C’è una grande percezione di insicurezza e diffidenza per alcune diversità che negli anni passati non si vedevano – hanno concluso i rappresentati dell’Unione Inquilini – purtroppo è dura da ammettere, ma è notevolmente aumentato anche il razzismo”.

“Infine – concludono i ragazzi del servizio civile – su quanto ritengono utile un fondo di aiuto per le famiglie assegnatarie in difficoltà, il 100% dichiara che potrebbe essere molto utile. L’impressione è comunque che i vecchi pensionati storici, che godono di assegni più consistenti dei nuovi, abbiano per lo più un reddito consolidato che permette loro di non entrare nella fascia di vera e propria sofferenza economica, assai più comune nelle famiglie di nuova formazione. Capire come prevenire o risolvere le povertà che sono causa (non l’unica ma certo l’unica incolpevole) di morosità, attivando il fondo di aiuto economico all’interno di Casalpè utile non solo per gli assegnatari con difficoltà economiche, ma anche per l’amministrazione pubblica che è chiamata a tutelare un sempre più esiguo patrimonio Erp dilapidato ai tempi delle vacche grasse e mai più finanziato dallo stato dopo la cessazione della Gescal negli anni 90, oggi più che mai prezioso per la grave crisi economica che ha colpito forte in città”.

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