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Rapina in banca con taglierino: presi

Sabato 10 Dicembre 2016 — 11:43

Anche i compiacenti noleggiatori di auto, utilizzate per i reati, sono finiti nelle maglie della giustizia e dovranno rispondere del reato di favoreggiamento

L’11 dicembre dello scorso anno, alle 15.30 circa, tre uomini, di cui due a volto scoperto, ed uno con calzamaglia in testa, si introdussero all’interno dell’istituto bancario “Banco Popolare”, filiale di Stagno in via Guerrazzi 3 (in foto un fotogramma di quell’episodio tratto dalle immagini di sicurezza acquisite dalla polizia). Una volta all’interno dei locali minacciarono con i taglierini i cinque impiegati ed alcuni clienti, e si fecero consegnare la somma di 13.500 euro circa.
Le lunghe e complesse attività d’indagine, coordinate dalla procura della Repubblica di Livorno, dipanatesi per molti mesi, hanno permesso di individuare i rapinatori, di origine siciliana, già nel mirino delle forze dell’ordine per reati analoghi insieme ai loro “fiancheggiatori”.
Si tratta di due uomini di origine catanesi, S.C. e D.M.A. le loro iniziali, di cui uno di loro
è indagato anche dalla questura di Padova per reati simili.
La polizia del capoluogo veneto infatti gli addebita due rapine in banca consumate in concorso con altri due complici; si tratta di due reati che portano la sua firma, perché consumatisi con il medesimo “modus operandi” commessi a Padova e a Monselice.
La Polizia di Stato a Milano, invece contesta a  D.M.A.  una rapina aggravata in concorso con un altro complice consumata in provincia di Pavia.
Per le scorribande in mezza Italia i rapinatori trasferisti hanno utilizzato autovetture noleggiate da terzi compiacenti. A Livorno, l’auto utilizzata per la fuga è stata individuata in una Suzuki Swift di colore grigio.
Ma il gruppo criminale aveva a disposizione anche altre auto: è stato accertato essere nella disponibilità dei rapinatori anche una Fiat 500L. Anche i compiacenti noleggiatori sono finiti nelle maglie della giustizia e dovranno rispondere del reato di favoreggiamento. I due, S.C. e D. M.A sono, ancora oggi, detenuti.

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