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Igor Protti, adesso finalmente parlo io

Lunedì 5 Dicembre 2016 — 15:52

Il club manager e bandiera del Livorno ha fatto il punto della situazione dopo che la squadra sta piano piano risalendo la classifica

di Redazione

Da un paio di mesi a questa parte, e per l’esattezza dal 5-1 sul Prato, il Livorno ha letteralmente cambiato faccia e iniziato a spingere sull’acceleratore. Quella vittoria ha dato agli amaranto la consapevolezza dei propri mezzi a tal punto che adesso la Cremonese non è poi più così lontana. Certo, ci si potrebbe rammaricare sul grande distacco dall’Alessandria (13 punti), ma il campionato è ancora lungo e gli uomini di Braglia non potranno sempre vincere. Per fare il punto su come stia il Livorno non ci ha pensato uno qualunque, bensì Igor Protti, attuale club manager della squadra. Il signore delle reti ha toccato tutti gli argomenti più scottanti svelando anche un paio di retroscena.

Igor, partiamo dal momento della squadra. Sembra un altro Livorno.
“Ora stiamo facendo meglio. Siamo partiti con mille difficoltà tra cui troppi problemi fisici. La situazione era da rimettere a posto e i ragazzi stanno lavorando per migliorare e stanno imparando a conoscere la categoria. Fondamentale è l’aver preso coscienza della propria forza e rispettare l’avversario a prescindere da come si chiama”.

“Vorrei dire grazie a chi ci viene sempre a sostenere sia in casa che in trasferta”

L’Alessandria però è a più 13. 
“Il nostro obiettivo è fare il meglio possibile e questo lo dirà il campo. Per ora l’Alessandria sta facendo un campionato stratosferico ma noi non ci pensiamo. Siamo partiti da zero e la B rappresenta un dieci. Questo comunque sia è un anno di costruzione dove dobbiamo anche riconquistare la gente. Permettetemi di esprimere un grazie a chi ci dà una mano e ci viene a vedere sempre”.

In molti, nei momenti di difficoltà, si sono chiesti quale fosse il tuo ruolo. 
“Se, nonostante tutte le difficoltà, l’allenatore è ancora al suo posto allora vuol dire che il mio lavoro lo sto facendo bene. Io sono qui per il Livorno calcio, sono orgoglioso di rappresentarlo a prescindere dalla categoria. Mi sono preso questo impegno per due anni e nessuno potrà farmi cambiare idea su quello che provo”.

Ti aspettavi così tante difficoltà?
“Onestamente no. E penso che ancora la nostra rosa non è al completo perché ci manca un giocatore come Vantaggiato tanto per fare un nome. I ragazzi però sono stati bravissimi nei mesi più difficili anche se alla fine è il risultato quello che conta. L’atteggiamento è quello giusto”.

“Se, nonostante tutte le difficoltà, l’allenatore è ancora al suo posto allora vuol dire che il mio lavoro lo sto facendo bene”

E’ ancora presto per parlare del mercato di gennaio?
“Ci sta pensando il direttore Ceravolo. Ci confrontiamo spesso e qualcosa sicuramente verrà fatto con tutte le difficoltà che ci saranno. A gennaio devi andare a cercare quel giocatore che magari non ha tanto giocato e che può darti una mano perché quelli che stanno facendo la differenza sicuramente non li vendono”.

Adesso nello spogliatoio ci sono dei leader?
“Ci sono giocatori che stanno tirando fuori la loro personalità. All’inizio vedevo in molti ancora lo scotto delle due retrocessioni e chi scendeva in campo lo faceva con la paura di non perdere più che con la voglia di vincere. Questo non va bene per una squadra che come noi punta in alto. Se adesso tutto è cambiato, gran parte del merito è di Foscarini. Lo conosco da anni e ha tutto il mio sostegno”.

Hai mai pensato che venisse esonerato?
“Negli anni passati si cercava subito il capro espiatorio sul quale addossare la colpa in quanto ritenuto l’unico colpevole. Questo era sbagliato e i risultati si sono visti. Adesso non funziona più così perché ci sono persone diverse e chi ha cercato di muovere qualcosa contro è stato rispedito al mittente”.

“Negli anni scorsi appena c’era una difficoltà si cercava subito un capro espiatorio che spesso era l’allenatore. Adesso ci sono persone diverse e non è più così”

Vi pesa questo distacco di Spinelli?
“Per il momento io sono concentrato e vedo solo quello che funziona. Se così non si fa allora si aiuta coloro che vogliono cercare scuse quando le cose vanno male. Se Spinelli vuole tornare sarà sempre il ben accetto ma non è mio compito farlo ritornare qui”.

Cellini è un giocatore che per certi versi ricorda un po’ te. 
“Marco l’ho portato come esempio ai ragazzi. Si fece male ad Alessandria ma rimase in campo. Giocò contro la Carrarese nonostante avesse una caviglia gonfissima e questo soltanto per attaccamento alla maglia. Ai giovani ho detto di prendere esempio da lui”.

Adesso arrivano Piacenza e Cremonese. 
“Sono due partite importanti che ci daranno ulteriori informazioni sul nostro stato di forma. Il nostro percorso comunque non cambierà di una virgola specie dal punto di vista dell’atteggiamento e della mentalità. Non possiamo buttare al vento tutto quello che abbiamo fatto anche perché l’ultima volta ci abbiamo messo 30 anni per uscire dalla B, adesso spero che questo avvenga in uno massimo due”.

“Ci abbiamo messo 30 anni l’ultima volta per uscire dalla serie C. Adesso spero che questo avvenga in massimo due”

Com’è il tuo rapporto con Foscarini?
“Ci sentiamo entrambi molto coinvolti. Le nostre fortune passano attraverso il suo lavoro e lui pensa che anche io stia facendo un qualcosa di importante. L’obiettivo è comune e questo consolida molto il nostro rapporto”.

Concordi che la partita della svolta è stata quella contro il Prato?
“Assolutamente anche perché venivamo dall’eliminazione in coppa Italia che ci aveva fatto arrabbiare molto. I giocatori sono stati messi davanti le proprie responsabilità e da quella partita tutto è cambiato. Tuttavia non dobbiamo pensare di aver risolto i nostri problemi ma soltanto di aver messo un mattoncino in più”.

Che tipo di Lega Pro è questa rispetto a quando ci hai giocato te?
“Sicuramente è diversa. Ci sono molti più giovani rispetto a prima quando c’era maggiore competitività. Ai miei tempi quasi tutte le squadre lottavano per salire di categoria e c’era molto più equilibrio anche con quelle che dovevano salvarsi”.

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