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Aci: ok a chiusura Aurelia ma alternative e comunicazione carenti

Mercoledì 28 Settembre 2016 — 18:53

Apprendiamo solo adesso a mezzo stampa dell’imminente chiusura al transito dei veicoli della via Aurelia, a causa degli interventi strutturali che Anas, società proprietaria del tratto di strada interessato, deve portare a termine per mettere in sicurezza il cavalcaferrovia di Tombolo. Il cantiere che si aprirà quindi a partire lunedì 3 ottobre e si protrarrà per una lunghissima parentesi, in teoria chiamata a chiudersi solo pochi giorni prima del prossimo Natale, costituirà quindi per gli automobilisti un muro invalicabile e da aggirare gioco forza. Tali lavori causeranno in maniera prevedibile un disagio annunciato, tanto prolungato quanto importante. Un problema che toccherà direttamente i tanti lavoratori pendolari che quotidianamente si trovano ad utilizzare il tratto  più diretto e agevole per raggiungere la propria destinazione.

Lavori sì, comunicazione no. E’ innegabile che di fronte a potenziali rischi che mettano in pericolo la sicurezza stradale, si debba procedere ad intervenire tempestivamente. Senza se e senza ma: le eventuali, inevitabili lamentele da parte di chi si trova ad essere ‘danneggiato’ anche solo in maniera parziale da determinate scelte, sono da mettere in conto. Il ponte

sulla ferrovia versa in pessime condizioni ed è giusto che si proceda: l’intervento è ingente ed i tempi sono necessariamente lunghi. A fronte di una problematica di tale entità, che prevedibilmente finirà per coinvolgere migliaia di utenti della strada e non limitandosi solo ai residenti nelle due città limitrofe, ci chiediamo prima di tutto come mai non si sia provveduto a fornire al contrario una comunicazione capillare e, soprattutto, con un dovuto largo anticipo. Inoltre, viene spontaneo domandarsi anche come sia possibile che un’arteria cruciale per la viabilità privata e commerciale come la SS1 venga interrotta senza offrire delle alternative valide sul piano della facilità di passaggio o dell’esenzione da un’eventuale pedaggio.

Il malcapitato automobilista / centauro infatti si trova costretto a dover lasciare sul piatto una sorta di dazio, rimettendoci un po’ del proprio tempo prezioso oppure una ricca fetta del proprio stipendio.

Le alternative poco funzionali. Uno sgradito gioco a perdere, qualsiasi soluzione venga adottata. I problemi nasceranno sia che si opti per il tratto lungomare, toccando Calambrone, Tirrenia, Marina di Pisa e San Piero a Grado (una variante sulla quale come una spada di Damocle pende l’imbuto che verrà a crearsi a causa della mancata riparazione dell’ultimo tratto della FiPiLi, crollato ormai da otto anni, ma anche dall’ infelice sincronismo dato dall’inizio dei contemporanei lavori della bretella ferroviaria lungo via Firenze), sia nell’eventualità che si scelga di svoltare in direzione Arnaccio per poi svoltare all’altezza di Ospedaletto (con tutti i paralleli rischi di incappare in un allagamento della sede stradale e di chiusura del sottopasso ferroviario in caso di maltempo). Per non parlare della grossa perdita di tempo nel caso di scelta del tracciato, interamente gratuito ma anche troppo fuorviante e tortuoso, coperto dalla FiPiLi sui rami livornese e pisano.

Ma anche nel caso si tenti la carta dell’ “extrema ratio”, rappresentata dal breve tratto autostradale della A12, si va incontro a grattacapi per il portafoglio: dal casello di Stagno a quello di Pisa Centro, tra andata e ritorno concentrate in neanche 40 km complessivi, per auto e moto la tariffa quotidiana si attesta sui 3,60 euro. Moltiplicata per cinque giorni alla settimana per tre mesi, la somma della spesa non prevista è tutt’altro che irrisoria.

Le soluzioni ignorate. E dire che invece un’alternativa valida in quanto  disponibile in tempi rapidi e soprattutto a costo (quasi) zero ci sarebbe anche stata. Non sarebbe stata difatti una missione impossibile la riapertura provvisoria di quello che, in epoca precedente alla costruzione del ponte, era il passaggio a livello che un tempo consentiva l’accesso all’altezza dell’attuale ingresso della base di Camp Darby.

Questo almeno per quanto concerne auto e moto, mentre per i mezzi pesanti, si sarebbe ovviamente continuato a consigliare il transito autostradale: un’abitudine che crediamo già oggi venga promossa e consigliata tra gli autotrasportatori.

Se nei mesi scorsi fossero state svolte in anticipo le dovute rilevazioni di flusso viario lungo l’Aurelia nei due sensi di marcia, si sarebbe potuto probabilmente intavolare una trattativa e trovare un accordo economico con la società Autostrade, al fine di concordare un prezzo equo per la tratta ion questione e il periodo compreso dalle date di inizio-fine lavori. Una soluzione del genere avrebbe anche garantito un maggior livello di sicurezza, riducendo sensibilmente il tasso di rischio d’incidente per chilometro percorso. Con le soluzioni alternative ad oggi proposte, il tempo e la lunghezza di percorrenza media viene aumentata di non meno del 25 per cento in ogni caso.

Riccardo Heusch

Presidente Commissione Traffico e Mobilità

AC Livorno

 

 

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