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Trionfa nella Disfida. Lombardi: “Così ho vinto”

Venerdì 29 Luglio 2016 — 20:02

Grandi nomi tra gli iscritti alla 2° edizione della 6 ore della Disfida: Alberico Di Cecco (atleta olimpico e nazionale della 100 Km), Francesco Milella, Loris Fanton, Nicolangelo D'Avanzo (campione italiano della 24 ore su strada)

Grandi nomi tra gli iscritti alla 2° edizione della 6 ore della Disfida: Alberico Di Cecco (atleta olimpico e nazionale della 100 Km), Francesco Milella, Loris Fanton, Nicolangelo D’Avanzo (campione italiano della 24 ore su strada). C’era anche il livornese Marco Lombardi che ha trionfato nella sei ore della Disfida con 75,801 Km laureandosi, come lo hanno definito gli organizzatori, “Campione di Barletta”.

Ecco il racconto in prima persona dell’atleta Marco Lombardi
“Ho effettuato l’iscrizione il giorno prima della gara, perché avevo mia figlia Margherita in ospedale, ma per fortuna il giovedì è stata dimessa e valutando le sue condizioni di salute favorevoli, ho deciso di andare a Barletta per cercare di bissare la vittoria dello scorso anno. Come al solito in terra di Puglia, vengo accolto in modo particolarmente benevolo, sia dai gentilissimi organizzatori, che dagli spettatori e atleti presenti.
Partenza ore 17.00 sul percorso si 1,500 Km, che circonda le mura del castello medioevale dove avvenne la battaglia della Disfida di Barletta. Percorso caratterizzato da una lieve salita che con il passare dei giri si fa sentire nelle gambe, e tratti del percorso con lastroni di pietra.
Inoltre in particolar modo, quest’anno alla partenza c’era una temperatura di circa 40° con una forte umidità.
Difatti nelle prime 2 ore di gara soffro molto la temperatura e volontariamente decido di dosare le forze e risparmiare energie, rimanendo a ridosso dei primi due, Fanton e Milella. Intorno alla 2° ora di gara vengo affiancato dal campione e amico Alberico Di Cecco atleta olimpico e campione di simpatia ed umiltà. Intorno alla 3° ora mi dicono che sono in 3° posizione, perchè alcuni atleti sono stati costretti ad abbandonare la gara a causa del forte caldo o di infortuni muscolari.
Verso le 3 ore e 40 di gara, intorno ai 50 Km percorsi, mi accorgo che un altro atleta si è ritirato e percorro un paio di giri insieme a Milella che è stato l’ultimo a tenere duro, ma sfortunatamente è stato anch’egli costretto al ritiro. Perciò dalla 4° ora, mi ritrovo dopo un anno, a condurre di nuovo la gara, e coscientemente gestisco le forze e cerco di mantenere il vantaggio sul secondo, che allo scoccare della 6° ora saraà di oltre 8 Km.
Dunque alle ore 23.00 del 23 Luglio 2016, mi laureo per la 2° volta con 75,801 Km, come mi hanno definito gli organizzatori, “Campione di Barletta”, anche se questa città un Campione lo ha avuto davvero: Pietro Mennea.
Sono onorato di aver vinto per 2 volte nella città del mio idolo.
Voglio ringraziare tutti quelli che mi sostengono e credono in me, che vanno oltre i pregiudizi, come quello che mi perseguita da sempre riguardo al mio aspetto fisico. Quanti dicono che ho troppa massa muscolare da portare dietro e che il fisico dell’ultramaratonenta non dovrebbe avere tali caratteristiche. Tuttavia ciò che mi fa sorridere e sperare è il fatto che questi pregiudizi gli ha vissuti prima di me, agli inizi della sua carriera Pietro Mennea: quanti gli dicevano che era troppo gracile e che non aveva le caratteristiche del centometrista, ma lui non gli ha ascoltati e ha creduto in se stesso e nelle proprie potenzialità; sapeva che ciò che conta maggiormente è il sacrificio: “la fatica non è mai sprecata: soffri ma sogni”.
Condivido questo ideale, anche perché i discorsi li porta via il vento, i fatti rimangono nella memoria. Ringrazio vivamente l’assessore allo Sport del Comune di Livorno e amico Andrea Morini, che mi ha donato una perla di saggezza riguardo al pregiudizio e alle false credenze: “Anche il calabrone stando alle leggi della fisica, non dovrebbe volare, ma lui non le conosce e vola”. Dedico questa vittoria a tutta la mia famiglia, ma in modo particolare a mia figlia Margherita, che ha passato una settimana nel suo lettino di ospedale, senza mai però versare una lacrima e regalando a tutti il suo meraviglioso sorriso. Ringrazio i fisioterapisti Ghelarducci e Nencioni dello studio Fisiolife di Livorno e la Sogese nella persona di Luca Monti”.

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