“Lavori pubblica utilità, il fallimento è nei numeri”
L'amministrazione ha invitato i soggetti privati a farsi capofila di progetti ad hoc per attivare i LPU
“La Regione ha deciso di puntare sui lavori di pubblica utilità come strumento per far ripartire l’occupazione. Ma questa misura non funziona e si finiscono per gettare via soldi pubblici che potrebbero essere impiegati molto meglio”.
Non fa sconti l’assessore comunale alle Attività produttive, Francesca Martini, che anche durante la Cabina di Regia sull’Accordo di programma per il rilancio industriale di Livorno è tornata a criticare pesantemente il provvedimento messo in campo lo scorso anno dalla Regione e prorogato anche per il 2016.
“Il fallimento di questa misura è nei numeri – spiega Martini -. Nel 2015 siamo riusciti ad assumere solo 14 lavoratori che hanno iniziato a prestare servizio solo dal 6 luglio scorso, tale è il livello di burocrazia che appesantisce questo strumento”.
Nel 2016 la situazione è ancora più complessa. Con il nuovo bando la Regione ha messo 2,5 milioni di euro sul piatto per coprire le 4 aree di crisi complessa (Livorno, Piombino Massa Carrara e il Monte Amiata). Ma ha ridotto la propria quota di compartecipazione al 65%. “Questo significa – attacca Martini – che a Livorno solo in teoria potranno arrivare circa 600mila euro. Per sfruttarli tutti sarebbe infatti necessario assumere 92 lavoratori di pubblica utilità e trovare 761mila euro di fondi comunali con cui cofinanziare queste assunzioni. Peccato che il Comune, per colpa delle regole del turn over, abbia le assunzioni a tempo indeterminato bloccate”.
L’amministrazione ha invitato i soggetti privati a farsi capofila di progetti ad hoc per attivare i lavori di pubblica utilità. Ma al momento non c’è stata alcuna manifestazione di interesse in tal senso da parte dei privati. La speranza è che la Regione non aspetti la scadenza del bando per constatare che non è possibile svincolare le risorse ma trasformi in aiuti ai lavoratori gli importi stanziati.
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