Due studenti spagnoli al Vespucci
Vivere, due settimane, nelle case l’uno dell’altro contemporaneamente lavorando in un Paese straniero. L'esperienza di quattro studenti (due livornesi, due spagnoli)
Loro sono Martina Chimenti e Giulia De Lucia della 3 D RIM, insieme a Soraya El Hajmouna Cami e David Domingo Muguet: quattro vite di adolescenti che si sono incrociate nei mesi di giugno e luglio grazie ad una idea vincente della professoressa Marta Sanz Manzanedo dell’Istituto Vespucci, ovvero provare a vivere, per due settimane, nelle case l’uno dell’altro contemporaneamente lavorando in un Paese straniero, per vivere una cultura diversa e esprimersi in una lingua diversa. Facile a parole, ma per poter realizzare questo progetto e perché questo scambio potesse avere il successo che i protagonisti hanno raccontato, la professoressa Sanz ha affrontato un lungo lavoro di progettazione con la scuola Marie Rubies di Lleida in Spagna, con la dirigenza, con la funzione strumentale di Alternanza Scuola-Lavoro professoressa Gianna Righi e con i genitori delle due ragazze. Grazie a queste sinergie, infatti, Soraya e David hanno lavorato presso il Museo di Storia Naturale per costruire una banca di semi che possa essere utilizzata ovunque necessario per ricreare ecosistemi in pericolo o danneggiati – questo, tra l’altro, grazie agli accordi presi fra le due istitutuzioni scolastiche, permetterà a Soraya di ottenere dei crediti al suo rientro e non frequentare, il prossimo anno, il corso di fisica. Mentre Giulia ha lavorato presso il Municipio di Lleida, occupandosi di inserire informazioni nel database e di preparare collage di foto per gli eventi del Comune durante l’estate e Martina ha lavorato in un hotel della catena NH, svolgendo diverse mansioni dalla cameriera all’addetta alla reception, conquistando tutto il personale col suo sorriso.
Tutti a Livorno in questo momento, i quattro ragazzi ci hanno raccontato l’esperienza con gli occhi luccicanti di chi ha vissuto emozioni che non dimenticherà nella vita: dalla soddisfazione nell’essersi impadronito di uno strumento di comunicazione fino a ieri considerato solo una materia di studio, alla gratificazione trovata a cimentarsi con un lavoro vero, con scadenze da rispettare e aver capito il proprio valore come persona, all’aver potuto mettere in pratica alcune conoscenze acquisite grazie alla scuola, oltre ad aver vissuto pienamente una realtà diversa dalla propria ed esserne usciti arricchiti. Cosa mancherà a Martina a Giulia a Soraya a David? “tutto, han risposto, dalle amicizie fatte alla gente incontrata, dall’aver scoperto le proprie capacità di adattamento ad un ambiente non familiare all’accoglienza ricevuta da parte sia dei colleghi di lavoro che delle famiglie.” E loro, le famiglie ospitanti? “Inizialmente i dubbi c’erano, hanno ammesso, abbiamo lungamente parlato con la professoressa Sanz che ci ha messo in contatto con le famiglie spagnole e lì è scattato qualcosa ammette la mamma di Martina quando mi son sentita dire: “Non ti preoccupare, io sono la mamma spagnola di Martina”, tant’è che io ho trovato una vera amica in lei e già abbiamo programmato di vederci. La mamma di Giulia pensava che la complicità che ci può essere fra due ragazze non è la stessa che si può creare con un maschio, ma David ci ha fatto comprendere come tutto sia possibile”. Genitori soddisfatti, dunque? “Tantissimo e pronti a nuove esperienze, anche perché, come ha affermato il padre di Giulia “se non siamo noi a farci promotori di nuove opportunità come possiamo aiutare i nostri figli a coglierle?”
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