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Venezia come Utrecht, progetto da 6 milioni

Martedì 5 Luglio 2016 — 07:17

Il costo dell'operazione si aggira intorno ai sei milioni di euro, cifra che per metà sarebbe stanziata dall'Autorità portuale

Un progetto pilota per la riqualificazione della Venezia (in particolare, in questa prima fase, per gli scali Rosciano,  Refugio, Montepio, Ponte di Marmo, Isolotti)  è stato presentato durante la seduta della quarta commissione consiliare (Assetto del territorio). “Stiamo studiando un piano di restauro e valorizzazione dei fossi e fortificazioni – ha esordito Claudio Vanni, capo dell’area pianificazioni dell’Autorità Portuale – tenendo conto anche del turismo croceristico. Stiamo valutando, inoltre, la candidatura dei fossi a bene Unesco e per prepararci a fare questo abbiamo intenzione di attivare un tavolo di lavoro che coinvolga anche il Comune. Il lavoro implicherebbe anche la partecipazione della Fondazione Livorno, proprietaria di alcune cantine, che si è detta disponibile a mettere a disposizione del progetto quanto in suo possesso”.
Tuttavia lo storico quartiere cittadino, nello stato in cui adesso attualmente versa, non è in grado di candidarsi a entrare nella lista dei patrimoni Unesco. Almeno questa è la convinzione di Andrea Cecconi, ingegnere che ha curato il progetto di riqualificazione sottoposto ai consiglieri, già apprezzato dall’amministrazione Cinque Stelle. Un piano idealmente diviso in tre parti: partendo dalla ‘liberazione’ del quartiere, valorizzazione dell’esistente, ricongiunzione con la città e aggiunta di nuove attività e attrazioni. Ripristinare la pavimentazione in pietra serena, regolamentazione dei cantieri improvvisati pedonalizzazione e soprattutto fare in modo che la Venezia non “sia solo un parcheggio per le barchette”, che oggi occupano il 90% dei posti, consentendo la creazione di alberghi-chiatta così come accade in altre città europee. Sarebbero quindi eliminati 100 posti-barca. L’esempio a cui si rifà Cecconi è Utrecht (nelle foto), città olandese dove non esistono stazionamenti di barche nei centri storici e nella quale le cantine sono usate sia di giorno sia di notte. “E’ l’unica città al mondo – dice Cecconi – ad avere la nostra stessa conformazione (i 3 livelli Leonardeschi)”. Uno dei punti centrali del progetto di Cecconi riguarda proprio le cantine: secondo l’ingegnere serve fare un censimento degli spazi: oggi infatti la Bodeguita e la Sentina sono gli unici due locali nel quartiere ricavati da cantine. Una ricognizione che serva poi a dare la possibilità di aprire a investimenti privati, attuando magari una piccola deroga al regolamento edilizio. E ancora: sistemazione delle spallette, passerelle galleggianti, nuova illuminazione, restauro dei ponti e dei cenotafi presenti, ripristino della toponomastica originaria e quindi tornare alla vecchia, solo per citarne una, Via Maestra (l’attuale via S.Giovanni). Il costo dell’operazione si aggira intorno ai sei milioni di euro, cifra che per metà sarebbe stanziata dall’Autorità portuale.
Per quanto riguarda invece l’altra metà l’assessore ai lavori pubblici Alessandro Aurigi ha fatto sapere che l’amministrazione ha cercato di coinvolgere la Regione per la quota restante di finanziamenti. Da Firenze hanno risposto che dovranno valutare la possibilità di finanziamento in sede di bilancio: “Questo piano potrebbe avere un effetto positivo non solo per Livorno ma anche per la Regione. – ha affermato Aurigi – Crediamo che sia possibile avere soldi non solo per progetti di lungo termine, come la Piattaforma Europa, ma anche più piccoli. Se invece saremo lasciati soli sarà valutata la messa in campo un piano B. Trovare 3 milioni di euro non è impossibile, tuttavia prima di finanziare direttamente la realizzazione, preferiamo aspettare la risposta da parte della Regione”. Il progetto ha trovato il gradimento anche da parte dei consiglieri, con Giuseppe Grillotti (Livorno libera) che da una parte ha invitato a dare delle deroghe per permettere l’ investibilità delle cantine, mentre dall’altra Marco Ruggeri (Pd) è utile “il prima possibile avviare un tavolo di lavoro multidisciplinare che dia gambe al progetto”.

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